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Meno Linate, più Malpensa, ma senza terza pista
È più o meno la ricetta indicata in una (breve) intervista dall'assessore alle infrastrutture Del Tenno, che prova a ridimensionare la grandeur varesina e l'amore dei milanesi per Linate. "Barlume di buonsenso", dice Legambiente
«Non è all’ordine del giorno». Sono le parole con cui l’assessore regionale a mobilità e trasporti Maurizio Del Tenno parla della terza pista. Con due argomenti, uno più generale, l’altro più legato al contesto: «Ci sono le note questioni ambientali, ma c’è anche il realismo che porta a dire che prima vanno portate a pieno regime le potenzialità dello scalo così com’è», spiega Del Tenno in una intervista al Corriere della Sera. «Dopo anni in cui la terza pista dello scalo varesino è stata presentata come un totem, un asset irrinunciabile per inesistenti volumi di traffico, finalmente dalle parole dell’assessore, il non-varesino Del Tenno, filtra un barlume di buon senso», il commento di Legambiente, che guarda con attenzione alla questione e tiene alta la guardia, chiedendo priorità chiare sugli investimenti futuri.
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«Finalmente – afferma Damiano Di Simine, presidente Legambiente Lombardia – dopo anni di proteste ambientaliste, sempre supportate da chiari dati sull’insensatezza dell’opera, da Palazzo Lombardia filtra un barlume di buon senso, di cui diamo atto a Del Tenno: è ormai evidente che fare la terza pista equivale non solo a distruggere il territorio, ma anche a buttare soldi dalla finestra, alla luce dei dati che spingono a ipotizzare terapie impopolari (e non certo indolori) ai danni di Linate pur di far volare aeromobili da Malpensa». Il riferimento è all’altra parte della breve intervista a Del Tenno, quella in cui l’assessore regionale ipotizza un intervento per ridefinire il ruolo di Linate a favore di Malpensa, un intervento che da più parti (dagli appassionati d’aeronautica ai sindacati, fino agli ex assessori sostenitori della terza pista) è stato indicato come possibile soluzione. La
soluzione-Del Tenno? «Linate va trasformato in un aeroporto point to point. Le destinazioni, oltre al collegamento con Roma, rimarrebbero quelle care ai milanesi: Parigi, la Sardegna, la Sicilia». Insomma, un ridimensionamento parziale ma significativo, visto il numero di voli internazionali oggi tornati a Linate. Proprio quella tattica – tutta interna al mercato aeroportuale lombardo – che è invece contrastata con forza dagli ambienti milanesi (di questi tempi, con Pisapia a Palazzo Marino, soprattutto nell’area del centrodestra), timorosi di perdere l’aeroporto cittadino di viale Forlanini (leggi anche la lettera di Bernardo Caprotti-Esselunga).
Legambiente chiede in ogni caso buon senso, «l’ingrediente che è mancato», nell’ultimo ventennio di programmazione delle grandi infrastrutture lombarde: «Le decisioni sulla strategicità delle opere – dice ancora Di Simine – non sono mai state effettuate sulla base di scenari programmatici basati su oggettivi indicatori di bisogno e sulla valutazione delle possibili alternative, ma sempre e solo in base all’efficacia delle azioni di lobby, gruppi di interesse e attenzioni ai collegi elettorali di estrazione degli assessori competenti. Certo, il buon senso dimostrato da Del Tenno è utile ma non basta, il passaggio successivo è dotarsi di una programmazione degli investimenti, come avviene in tutte le regioni europee, e che riguardi anche il razionale utilizzo di tutti e quattro gli scali lombardi, compreso il cosiddetto ‘hub dei merli’ abbandonato nelle campagne di Montichiari».
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