La concorrenza sleale si fa anche con una rosa

Confcommercio ha indetto per lunedì 11 novembre la giornata nazionale della legalità. Prodotti e servizi contraffatti e illegali soon presenti in tutti i settori: dall'abbigliamento ai farmaci, dalla pelletteria all'alimentare. Nel 2013 un consumatore su quattro ha acquistato un prodotto o un servizio illegale

Se è vero che un consumatore italiano su quattro nel 2013 ha acquistato  un prodotto o un servizio illegale, vuol dire che questo tipo di consumo è destinato a diventare «un’abitudine» diffusa. Pochi settori ne rimangono indenni e, dall’alimentare al famaceutico, dall’abbigliamento agli accessori di pelletteria, quasi tutti devono fare i conti con questa forma di concorrenza sleale, come conferma una ricerca di Confcommercio secondo cui quattro imprese su cinque (82,4%) si ritengono danneggiate dall’azione dell’illegalità e dai meccanismi commerciali fuori dalle regole.
Un fenomeno che la crisi ha contribuito a peggiorare, visto che oltre un terzo delle imprese segnala l’acuirsi negli ultimi anni dei fenomeni illegali nel territorio in cui opera. Una situazione pericolosa perché da una parte rischia di far saltare il patto sociale tra consumatori e commercianti, dall’altra innesca un ulteriore meccanismo involutivo sul piano economico. É per questi motivi che Confcommercio ha indetto per lunedì 11 novembre una giornata nazionale dedicata alla legalità dal titolo "Legalità mi piace". Nella sala convegni "P. Monti" della sede di
via Valle Venosta a partire dalle 10 e 15 ci sarà una diretta streaming da Roma con l’intervento del presidente di Confcommercio Carlo Sangalli e dei ministri Angelino Alfano e Flavio Zanonato.
È il dato culturale che preoccupa molto i commercianti, in effetti il più delicato perché il più difficile da cambiare. «Il consumatore non è stupido – spiega Giorgio Angelucci presidente di Uniascom -. Le motivazioni che lo portano ad acquistare un prodotto o un servizio illegale sono il segno di un ragionamento preciso. È vero che il più delle volte pensa di fare un affare, ma la crisi e la conseguente diminuzione del reddito lo portano a fare dei compromessi anche quando i prodotti sono dannosi, infine spesso pensa di fare una scelta antisistema, alternativa».
Secondo i commercianti, ci sono anche altre zone grigie che alimentano una concorrenza poco corretta nei confronti degli esercenti. Si tratta di zone per lo più popolate da onlus e organizzazioni che raccolgono fondi nel campo della ricerca medica e scientifica, dell’assistenza in generale. Sia ben chiaro, non è in discussione la finalità, quanto il metodo e i tempi con cui queste finalità vengono perseguite. «Noi contestiamo le vendite benefiche di mele, arance, fiori e piante fatte da onlus che non non sono iscritte alle Camere di Commercio, non pagano le tasse e spesso, dopo un po’ di tempo, scompaiono – dice Gianfranco Ferrario direttore della Confcommercio di Gallarate -. C’è un modello da seguire che è quello di Telethon perché non estenderlo. Pensate alle varie vendite di beneficenza di stelle di Natale nel periodo festivo, cosa dovrebbe fare il forista che ha rifornito il magazzino per le festività natalizie?».

«Quando date un euro al semaforo per una rosa – continua Ferrario – non fate carità ma lo regalate al canale dell’illegalità, perché quell’euro va ad alimentar una filiera completamente illegale dalla coltivazione alla distribuzione sulle nostre strade. Vorrei ricordare che una rosa in negozio costa quanto quella al semaforo».
La zona grigia, secondo Antonella Zambelli consigliere nazionale della Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi), si espande a dismisura se si prendono in considerazione feste di partito, circoli sportivi e culturali, sagre, falsi agriturismi e la ristorazione a pagamento in case private che per legge non pagano iva, tributi locali e imposte dirette sulle entrate.
Sul fronte contraffazione l’ecommerce non ha migliorato la situazione, anzi per alcuni prodotti, come quelli farmaceutici, l’ha peggiorata. Ma al peggio non c’è mai fine, come conferma Angelucci: «Qualche anno fa sono andato a Dubai e ho visitato un mercato dove ho trovato il cartello "prodotti contraffatti doc"».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 08 Novembre 2013
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