Scissione nel Pdl, Berlusconi: “Un dolore, ma saremo alleati”
I governativi di Alfano non aderiscono a Forza Italia, in parlamento nascono dei gruppi autonomi di "Nuovo Centrodestra"
Il Pdl si divide in due e va in soffitta. Sabato è fallito l’ultimo tentativo di mediazione. Oggi al consiglio nazionale del Pdl nasce Forza Italia, il partito del presidente Berlusconi che vuole ritornare allo spirito del 1994, mentre Angelino Alfano, vicepresidente del consiglio, creerà "nuovo Centrodestra", partendo dalla creazione di gruppi parlamentari autonomi alla camera e al senato.
Che cosa divide gli ex amici? Alfano vuole congressi con primarie, e sostegno al governo fino al 2015. Cioè la fine del partito carismatico e la fine del legame inscindibile tra gli obiettivi del partito e la situazione (o persecuzione, a seconda dei punti di vista) giudiziaria di Berlusconi. Il leader di Arcore non ha accettato e la scissione si è consumata. L’ex premier ha parlato stamattina al consiglio nazionale che deve sancire la nascita di Forza Italia e ha affermato che Alfano e i suoi non saranno dei nemici, ma con loro bisognerà avviare un rapporto come quello avuto nei confronti della Lega e di Fratelli d’italia, nell’ambito di un centrodestra che rimane coalizione, ma non è più partito unitario con una sola voce.
Tra quelli che seguono Alfano vi sono Formigoni, Lupi, Quagliarello, anche Schifani è dato per governativo. Tra i lealisti Fitto, Gelmini, Verdini, Capezzone, Brunetta, Santanchè, Minzolini, Nitto.
Berlusconi ha parlato in mattinata accolto da un ovazione. «Siamo rimasti quelli del 1994, abbiamo bisogno di rinforzi perché siamo meno giovani e altri hanno preso un’altra direzione. Il Popolo della libertà non comunicava più alcuna emozione». Sulla scissione ha detto: «È molto difficile pensare di restare alleati in Parlamento e seduti allo stesso tavolo in Consiglio dei ministri con qualcuno che vuole uccidere il tuo leader. Non sono a riuscito a dormire per il dolore che mi ha provocato ma dobbiamo trattare con loro nello stesso modo con il quale abbiamo rapporti con la Lega e Fratelli d’Italia». Perché i numeri per far cadere il governo non ci sono, ammette il fondatore di Forza Italia.
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