Elicotteri all’India, 58 milioni di euro in consulenze
E' quanto emerge dall'udienza odierna del processo a Orsi e Spagnolini, accusati di corruzione internazionale. Parla il supeteste Haschke: "Zampini di Ansaldo mi disse che parte dei soldi erano per la Lega"
«Agusta Westland pagava due consulenti, che eravamo io e Christian Michel, per l’affare degli elicotteri al governo indiano. Dopo diversi contrasti sorti tra di noi abbiamo concluso che il nostro compenso doveva essere di 58 milioni di euro». A dirlo è Guido Haschke durante l’udienza di questa mattina, lunedì, del processo a Giuseppe Orsi (ex-amministratore prima di Agusta e poi di Finmeccanica) e a Bruno Spagnolini (ex-amministratore di Agusta Westland) che li vede accusati di corruzione internazionale. Secondo l’accusa, rappresentata dal procuratore aggiunto Eugenio Fusco, Orsi e Spagnolini versarono tangenti attraverso la società di Cascina Costa ad esponenti dell’aviazione indiana in cambio dell’ottenimento della commessa da 560 milioni di euro che prevedeva la realizzazione di 12 elicotteri presidenziali per i membri del governo indiano.
Quella che Haschke chiama consulenza, Fusco la definisce una intermediazione che sostiene essere illegale secondo le regole delle gare d’appalto internazionali indiane. Ma il magistrato ha ricostruito passo dopo passo come nasce l’affare indiano, chi lo porta avanti e con quali modalità, attraverso il racconto che ne fa Haschke. L’uomo d’affari ricostruisce tutto, a partire dai primi contatti con la famiglia Tyagi – alla quale conferma di aver dato a più riprese denaro contante per centinaia di migliaia di euro – entrata nell’affare grazie a Sashi Tyagi, un cugino dei tre fratelli Tyagi che tra il 2004 e il 2007 è stato capo di Stato Maggiore dell’aeronautica indiana. Haschke fa fruttare subito l’amicizia che il suo socio in affari Carlo Gerosa intrattiene con i Tyagi e cerca subito contatti con i livelli più alti di Finmeccanica, arrivando al direttore generale Giorgio Zappa. Per lui organizza un incontro con il Capo di Stato Maggiore Tyagi subito dopo la visita della delegazione italiana, capeggiata da Ciampi, in India nel 2005. «La gara non era stata ancora indetta ma già si sapeva che la quota di volo stabilita a 18 mila piedi avrebbe messo Agusta fuori gioco e quindi è stato fatto in modo di abbassarla – racconta Haschke – che la quota sarebbe scesa a 15 mila piedi me lo dissero sia Zappa che Tyagi». E infatti quando la gara viene bandita nel 2006, la quota di volo è scesa.
Haschke incontra Orsi prima della gara e parla con lui del ruolo di promozione che lui, Gerosa e i tre fratelli potevano giocare in questa partita: «Orsi sapeva della riunione con Tyagi e feci presente che sarebbe stata abbassata la quota operativa e che noi conoscevamo i cugini del Capo di Stato Maggiore dell’aeronautica». Haschke arriva al cospetto di Orsi – che allora era amministratore di Agusta – mentre Spagnolini era il direttore. Qui viene stipulato il primo «contratto di consulenza con mandato esplorativo» tra Agusta e Haschke, attraverso la società Gordian. Non si parla ancora di cifre, anche perchè la gara viene indetta nel 2007.
Nel frattempo entra in scena il secondo consulente – uomo di fiducia di Giuseppe Orsi in Agusta Westland – il misterioso Christian Michel. Haschke capisce che non ha più l’esclusiva sull’affare indiano e si accorda con lui per quanto riguarda il loro compenso che viene concordato il 58 milioni da dividere in due: «Inizialmente Michel ne voleva 42, poi dopo una serie di riunioni si è giunti a questo accordo – spiega Haschke – da parte mia mi impegnavo a fornire software informatici e ingegneria attraverso la Ids India che poi è diventata Ids Tunisia. La mia parte di compenso l’avrei dovuta dividere con Gerosa e i tre fratelli Tyagi in percentuali uguali del 20% ciascuno. Non so cosa dovesse, invece, fare Michel». Questo rimarrà un mistero – secondo l’accusa – fino a quando (e se Michel lo permetterà, ndr) non sarà sentito anche lui come teste. Intanto Haschke riferisce quanto gli fu detto da Zampini, suo amico in Ansaldo Energie e candidato al posto di amministratore delegato di Finmeccanica poi superato da Orsi: «Zampini mi disse che il pagamento di 42 milioni a Michel "sarebbe servito a ringraziare la Lega Nord" per aver favorito la sua nomina a capo di Finmeccanica». Haschke fa anche cenno ad un incontro che si sarebbe dovuto tenere tra Orsi e i fratelli Tyagi al quale rinunciò all’ultimo perchè «mi disse che aveva il passaporto scaduto e mandò l’ingegner Lunardi al suo posto». A supporto di questi vorticosi giri di danaro Fusco mette a sostegno diverse carte sequestrate ad Haschke in Svizzera e ottenuti per rogatoria internazionale dalla magistratura elvetica.
La difesa ha contestato in almeno a più riprese la conduzione dell’esame da parte di Haschke, bloccando Fusco per alcune suggestioni che avrebbe indotto nel teste ma lo stesso Fusco ha perso letteralmente le staffe – abbandonando il fioretto usato fino a quel momento – quando Orsi si è lasciato scappare una specie di "suggerimento" ad Haschke che stava per rispondere ad una domanda. Per il resto il difensore di Orsi, Ennio Amodio, ha commentato così al termine dell’udienza: «Fino a questo momento non ho sentito parlare Haschke come intermediario ma come consulente di Agusta. A meno che il procuratore non abbia tenuto le sue carte migliori per la prossima udienza possiamo dire che questo round si è concluso in parità». Nella prossima udienza di venerdì 6 dicembre sarà ancora l’accusa ad interrogare Haschke, poi toccherà alle parti civili, mentre l’11 toccherà al controesame delle difese.
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