Thamsanqa Jantjie uomo dell’anno
Il falso interprete sul palco durante la cerimonia funebre di Nelson Mandela ha messo a nudo la sterile retorica dei potenti della terra. Di Enzo R. Laforgia
I vestiti nuovi dell’imperatore è stata una delle mie fiabe preferite. Ricordo ancora le illustrazioni dai colori accesi del libro, che da bambino leggevo rincantucciandomi in qualche raro angolo poco frequentato della mia casa sempre affollata. E ricordo che ridevo di gran gusto consumandomi gli occhi sul disegno del re vanitoso e sciocco, arrogante e prepotente. E mi sembrava altrettanto sciocco il suo popolo, che non osava ridere al passaggio del sovrano che sfilava in mutande.
Mi è tornata in mente questa fiaba, quando ho letto sui giornali di quel compìto e distinto personaggio, che, come una didascalia vivente, ha accompagnato i discorsi dei Signori della Terra durante la cerimonia funebre di Nelson Mandela nello stadio di Johannesburg. Capi di Stato, Presidenti, Primi Ministri, Vescovi e Preti di ogni Chiesa si alternavano al microfono. E lui era sempre là. Al suo posto. Compìto e distinto. E muoveva le mani. Serio. Professionale.
Credo che Thamsanqa Jantjie (foto sopra), questo il nome del falso interprete, ci abbia regalato la sintesi più efficace del nostro tempo. La sua figura è apparsa altrettanto credibile quanto quella dei Potenti che sfilavano al suo fianco. I gesti senza senso, che prorompevano dalle sue mani, sono sembrati più veri e sensati delle vuote parole dei Capi di Stato, dei Presidenti, dei Primi Ministri, dei Vescovi e dei Preti di ogni Chiesa. Con la sua follia anarchica e dadaista ci ha offerto, involontariamente, la più fedele traduzione di quello sterile eloquio decorato con ogni possibile orpello retorico. Per un attimo, il vuoto pneumatico in cui le nostre vite sembrano paralizzate, l’afasia di chi dovrebbe elaborare delle risposte, la depressione che immobilizza ogni nostra capacità reattiva, tutto, soloper un attimo, è stato attraversato da un fremito. Leggero. Sottile. Come quando, al passaggio dell’imperatore, il bambino ingenuamente grida: «Ma non ha niente addosso!»
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