Bambini bloccati in Congo: la speranza dei genitori e le chiamate su Skype

Una giovane psicologa è l'unica italiana rimasta con i sette bambini che aspettano il nulla osta per ricongiungersi con le loro famiglie adottive, tra le quali la coppia di Sumirago

"Sono passati ormai quasi 50 giorni dal mio arrivo a Kinshasa, l’affascinante, caotica e polverosa capitale del Congo": a scrivere la sua testimonianza è Elisa Nelva, 28enne psicologo biellese, unica italiana rimasta nella Repubblica Democratica del Congo con i sette bambini italo-congolesi che aspettano il nulla osta delle Autorità per ricongiungersi con le loro famiglie adottive italiane.
Una vicenda rimasta sospesa nel limbo della burocrazia congolese che nei mesi scorsi ha trattenuto oltre 24 coppie di famiglie adottive partite per conoscere e portare a casa i propri figli, prima che a questi venisse impedito di lasciare il paese. Dopo oltre un mese di attesa le famiglie sono dovute rientrare in Italia e adesso aspettano con angoscia gli sviluppi della vicenda. Tra di loro ci sono anche Mara Gorini e Matteo Galbiati, la coppia di Sumirago che in Congo, a conoscere la nuova sorellina, ci aveva portato anche i loro bambini.

Ed è proprio Elisa dal Congo ha raccontare come prosegue la quotidianità con i bambini:

Sono giornate piene, tra il bucato a mano, i cambi pannolini e le chiamate via Skype con i genitori adottivi con cui hanno vissuto durante i primi mesi del blocco – racconta Elisa -.
 La nostalgia in questi momenti è forte, e ogni tanto cade qualche lacrima. 
I bimbi parlano già un po’ di italiano e addirittura hanno imparato l’inno!
Il mio è un compito bellissimo e difficile allo stesso tempo: i miei studi (ho una laurea in psicologia) mi aiutano molto nei momenti di crisi.
L’unico problema che abbiamo, a parte la paziente e rispettosa attesa che le autorità congolesi emettano i nulla osta, è di natura economica. Poiché è stato richiesto alle famiglie di rientrare in Italia, non potevamo riportare i bimbi in orfanotrofio, rischiando di mettere a repentaglio la fiducia e la serenità acquisite nei primi due mesi.
Quindi eccomi qui… da 50 giorni, in una struttura sicura che ci ospita. Stare qui mediamente costa 250 dollari al giorno, tutte spese a carico dei genitori che hanno già sostenuto i costi della permanenza e dei viaggi degli scorsi mesi. 
Finché la situazione non si risolve i costi continueranno ad accumularsi (la stanza, la spesa, i pasti..). Le disponibilità economiche delle famiglie coinvolte incontrano al momento forti difficoltà.

Una nota dell’associazione Enzo B, che sta seguendo la sottoscrizione per il sostentamento delle famiglie che stanno affrontando la vicenda, spiega l’andamento ad oggi delle donazioni.

Ad oggi sono stati raccolti 4882 euro. Il 28 gennaio è stata inviata a Kinshasa una prima tranche che, su indicazione delle stesse famiglie, sono stati destinati alla parziale copertura delle spese mediche dei bambini, alle spese vive del loro mantenimento e soggiorno in attesa che i genitori tornino a prenderli.
Certo siamo lontani dalla copertura di tutte le spese che sarà necessario affrontare, ma anche a nome delle famiglie ringraziamo tutte le persone che hanno deciso di sostenerle economicamente in questo momento difficile e tutti coloro che ancora vorranno contribuire.


Per questo rinnovano l’invito ad aderire alla sottoscrizione e a diffondere la richiesta di sostengo.
Il riferimento per l’adesione è:

Banca Prossima IBAN IT38X0335901600100000003660 
intestato a Associazione ENZO B Onlus, Via O. Vigliani 104, 10135 Torino
“UN AIUTO ALLE CONGO FAMIGLIE”

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 13 Marzo 2014
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