Compra un Harley sul web ma si rivela una truffa, denunciate 4 persone

Dopo il bonifico online per un importo di circa 17.000 euro i venditori hanno fatto perdere le loro tracce. nel frattempo la moto è stata venduta altre 4 volte

La vendita multipla di un Harley Davidson su internet, poi risultata una truffa, è costata cara a tre persone denunciata per truffa e appropriazione indebita ed una quarta per favoreggiamento.
Nei giorni scorsi si è conclusa un’articolata attività di indagine del personale del Settore Polfrontiera/Commissariato presso il Tribunale di Varese. Le indagini sono state attivate a seguito di una querela spiccata da Montegrino Valtravaglia da un uomo che aveva trovato una Harley Davidson in vendita su un sito di compravendita online. Presi i contatti con il venditore, un quarantenne di Merate (in provincia di Lecco), l’acquirente vi si è poi recato per visionare la moto che risultava custodita presso un’officina specializzata. Concordate alcune modifiche e pattuito il prezzo, l’acquirente ha poi provveduto ad effettuare un bonifico on line per un importo di circa 17.000 euro e la moto è stata regolarmente immatricolata.
Nel luglio 2013, però, l’acquirente non è più riuscito a contattare il venditore e, dopo essersi nuovamente recato a Merate per ritirare la moto, ha scoperto che l’officina era sparita e l’abitazione di residenza adiacente alla stessa era chiusa da tempo ed invasa dalle erbacce.
Gli accertamenti investigativi avviati dopo la denuncia hanno permesso di individuare una complessa attività criminale finalizzata alla truffa e all’appropriazione indebita compiuta da quattro persone. In sostanza il venditore ed il padre dello stesso, titolare di un’officina, già pregiudicato per il reato di appropriazione indebita ed affidato in prova ai servizi sociali, si erano resi irreperibili e lo stabile in cui era stata visionata la moto era in vendita tramite agenzia da molti mesi.
La moto, in sostanza, nel frattempo era stata posta in vendita altre 4 volte su un altro sito, da parte di una società con sede a Bergamo ricollegabile al padre e le trattative (condotte all’estero) già concluse per importi complessivi di circa 27.000 sterline inglesi. Nel frattempo gli uomini della Polizia di Stato, individuate altre inserzioni on line riconducibili al figlio con cui si tentava la vendita di una autovettura Lada Níva, ma sempre con nomi e numeri di telefono diversi, hanno optato per un contatto diretto e si sono recati a Calusco d’Adda (sempre nel lecchese) dove hanno individuato un capannone con la medesima insegna commerciale dell’originaria officina specializzata intestata al padre.
Anche in quel caso vi erano alcune autovetture esposte, ma entrambi i soggetti risultavano irreperibili alle residenze certificate all’anagrafe. Nel mese di ottobre 2013, la moto in oggetto veniva nuovamente posta in vendita, unitamente ad altri tre motocicli della stessa marca, sul sito "subito.it", da parte di una ditta di Peschiera Borromeo il cui legale rappresentante è agli arresti domiciliari per traffico di sostanze stupefacenti.
Ulteriori incroci di dati e verifiche, hanno mostrato che le foto della moto in vendita sul sito erano state scattate all’interno dell’attività commerciale di una società di Borgomanero in cui il figlio presta un’attività di collaborazione come designer.
Raccolti ulteriori indizi è scattato il blitz: sono partite 5 perquisizioni locali a Gozzano (NO) a Borgomanero (NO) a Bergamo (NO) e a Calusco d’Adda (LC), presso il domicilio degli indagati e presso le sedi delle società, ditte od associazioni ricollegabili agli interessati. Sono stati posti sotto sequestro 5 conti correnti intestati al padre, al figlio ed alla moglie moldava dello stesso, accesi presso le filiali della Banca Intesa, la Unicredit e la Cariparma, bloccando una cifra complessiva di circa 22.000 euro. Sono stati sottoposti a sequestro 2 computer, 2 hard disk, 3 telefoni cellulari, 6 timbri autoinchiostranti di società rumene, chiavette USB, vari biglietti da visita intestati al figlio, una decina di targhe inglesi, 2 carte prepagate "poste pay", un’autovettura con targa inglese in uso al figlio, un fucile da caccia intestato al padre e non denunciato presso l’effettiva residenza. È stata infine sequestrata una copiosa documentazione relativa alle transazioni finanziarie, ai rapporti bancari e postali. I reati per cui si procede sono truffa in concorso (art.110 e 640 c.p.) ed appropriazione indebita (art.646 c.p.).

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Pubblicato il 19 Marzo 2014
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