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Le speranze dei genitori adottivi per la piccola Sifa rimasta in Congo
Mara Gorini e Matteo Galbiati vivono ogni giorno nell'attesa che la situazioni si sblocchi con la speranza di riabbracciare la loro bamina
Se a vegliare sui sette bimbi rimasti in Congo è rimasta Elisa Nelva, la 28enne psicologa biellese partita per occuparsi di loro dopo il rientro delle famiglie adottive in Italia, non minore è l’impegno e l’attesa dei genitori rientrati. Anche a Sumirago, dove Mara Gorini e Matteo Galbiati vivono ogni giorno nell’attesa che la situazioni si sblocchi e con la speranza di riabbracciare Sifa, la bimba che hanno adottato e conosciuto in Congo ma che non hanno potuto portare a casa a causa dell’intricato papocchio burocratico che ha impedito la firma del visto dei bambini.
«Viviamo in uno stato di attesa continua con l’unica assicurazione che la bimba è ufficialmente nostra figlia e tutte le carte sono a posto – spiega Matteo Galbiati, padre adottiva della piccola Sifa – manca solo quella firma sul visto e dopo il rimpasto governativo che ha interessato le autorità congolesi speriamo solo che qualcosa possa finalmente sbloccarsi».
Matteo e Mara si erano recati con tutta la famiglia, hanno altri bimbi piccoli, nel paese di origini di Sifa per poterla conoscere e accoglierla. Come le altre 26 coppie, però, sono dapprima dovuti rimanere per più di un mese in terra congolese e poi sono dovuti rientrare senza i loro bambini.
«Io e Mara abbiamo una fede molto salda – spiega Galbiati -, non siamo disperati ma fiduciosi che questa vicenda si concluderà positivamente, però è uno stillicidio continuo, perchè ci sembra che nulla sia cambiato da quando è cominciata questa vicenda». Ora la bambina la possono vedere solo attraverso lo schermo del computer: «Sifa la vediamo con Skype ma tendiamo a chiamarla poco, un paio di volte a settimana al massimo, perché ci rendiamo conto che per lei è molto dura e rischiamo di confonderla troppo. Quando la sentiamo ci chiede di vedere i suoi fratellini da piccoli e ogni volta per tutti sembra riaprirsi una nuova ferita. Il contatto con gli altri genitori e la ragazza rimasta in Congo è invece quotidiano, abbiamo fatto un gruppo su Whatsapp e ci scambiamo continuamente aggiornamenti e informazioni».
Il rientro per la coppia di Sumirago non è stato facile, «dal punto di vista lavorativo è un momento estremamente difficile poiché il rientro dopo più di un mese ci ha causato non pochi problemi – spiega Matteo Galbiati -, inoltre questa vicenda, oltre che dal punto di vista umano, è diventata molto complicata anche dal punto di vista economico. Ogni mese la cura dei sette bambini, le visite sanitarie e quant’altro costano tra i 12mila e i 13mila dollari, abbiamo fatto una sottoscrizione con l’associazione Enzo B che ci ha permesso di reperire qualche risorsa ma la situazione continua ad essere difficile. Inoltre, quando finalmente dovremo tornare a prendere la bambini, ci serviranno altre risorse. Ma non possiamo che tenere duro e continuare a sperare per la nostra famiglia e per nostra figlia».
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La sottoscrizione per aiutare le famiglie adottive è ancora aperta:
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