Inceneritore: i piccoli comuni chiedono un piano alternativo all’incenerimento

L'amministrazione del piccolo comune dell'Altomilanese chiede, insieme ad altre realtà, di pensare ad un modello alternativo per la gestioen integrata dei rifiuti che porti alla chiusura dell'impianto di Borsano

I piccoli comuni che fanno parte del bacino di Accam chiedono di essere ascoltati, in particolare se ne fa carico l’amministrazione di Magnago con una lettera che è stata consegnata ieri, martedì, prima della riunione dei sindaco con l’assessore regionale all’ambiente Claudia Terzi. Il senso della lettera è quello di portare a conoscenza la posizione di un piccolo comune che, tra l’altro, è confinante con l’inceneritore di Borsano ma non ha mai ricevuto nemmeno una compensazione ambientale per questo, così come Dairago o Buscate. Magnago chiede che si valuti un progetto alternativo al revamping e all’incenerimento che prenda in considerazione altri metodi di smaltimento dei rifiuti, partendo da modelli di riutilizzo e di raccolta differenziata spinta. La richiesta di ascolto, poi, è stata presa in considerazione anche dal comune di Busto Arsizio con la lettera del sindaco Gigi Farioli pubblicata ieri.  Ne riportiamo il testo completo.

Vista la Deliberazione del Consiglio Regionale 8 novembre 2011 n. IX/280 di cui si cita parte della premessa dell’allegato A: “La nuova pianificazione regionale si configura quindi come un’occasione propizia per indirizzare, tramite opportuni strumenti di governance, la gestione dei rifiuti nel loro complesso verso una modalità ancora più innovativa e di eccellenza, mirata sempre all’autosufficienza ma con una forte impronta di innovatività portata da un’analisi ambientale avanzata e razionale, nonché dallo sviluppo di nuova imprenditorialità: la Green Economy lombarda”; vista la Deliberazione del Consiglio Regionale 3 dicembre 2013 n. X/209 in cui si prospettano scenari e criteri di decommissioning; rilevato un esubero dei termovalorizzatori nella regione, sicuramente sufficienti ed anche eccedenti il fabbisogno regionale; rilevato che il termovalorizzatore di Accam SpA necessita di un intervento di revamping, perché tra gli inceneritori più datati della regione; rilevato che i comuni soci di Accam insieme ad altri comuni coinvolti nell’ipotesi di costituzione di una NewCo per la gestione del ciclo integrato dei rifiuti costituiscono un bacino superiore ai 300.000 abitanti
e rappresentano pertanto un’occasione per realizzare soluzioni alternative all’incenerimento dei rifiuti; che in accordo con la politica regionale si va verso un incremento della raccolta differenziata con riduzione dei rifiuti destinati ai termovalorizzatori; vista l’audizione delle associazioni e comitati ambientalisti presso la VI commissione ambiente e territorio regionale del 27/03/14 in cui è stata chiesta, a nome di numerosi cittadini, la chiusura del termovalorizzatore Accam; i comuni sottoscrittori chiedono l’attenta e seria valutazione di una soluzione alternativa al revamping dell’impianto.

La richiesta che sottoponiamo è un atto dovuto per le generazioni future, affinché la fame crescente di rifiuti da bruciare non trasformi la nostra area e l’intera regione nella pattumiera d’Italia. I comuni sottoscrittori, in qualità di piccoli comuni soci di Accam SpA, chiedono che venga ascoltata la propria voce, affinché non si verifichino nell’ambito delle trasformazioni societarie atti di prevaricazione di comuni più grandi e con quote societarie significative sui comuni più piccoli, quale è stata l’approvazione della costituzione del diritto di superficie dell’area di proprietà del Comune di Busto Arsizio su cui sorge l’impianto di termovalorizzazione Accam.

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Pubblicato il 02 Aprile 2014
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