Sel: “Voteremo contro l’adesione alla nuova società dell’acqua”

Giovedì in consiglio comunale si vota sull'affidamento del servizio idrico alla società creata dalla Provincia per la gestione dell'Ambito Territoriale provinciale: l'ala sinistra della maggioranza annuncia voto contrario

La scelta per una società di diritto privato, l’obbligo di pareggio di bilancio,  lo scenario di un aumento delle tariffe dell’acqua sono gli elementi che spingono Sinistra Ecologia e Libertà a bocciare l’adesione di Gallarate alla nuova società gestore "in house" del ciclo dell’acqua. Il punto è all’ordine del giorno del consiglio comunale di Gallarate di giovedì 26 giugno, ma il dibattito è aperto da anni, dopo il referendum sull’acqua pubblica del 2011. La Provincia difende la sua scelta, che è stata progressivamente fatta propria da vari Comuni ed è contestata da diverse voci, dai comitati (per esempio nel Saronnese) a Sel e Movimento 5 Stelle. A Gallarate SEL, con il suo consigleire comunale Alessio Mazza, ha annunciato il voto contrario in consiglio, come già fatto in commissione. Qui pubblichiamo la posizione di SEL Gallarate.

Siamo convinti che l’avvio degli ATO, ambiti territoriali ottimali per la gestione del ciclo idrico integrato, sia una cosa positiva. Certo Regione Lombardia avrebbe dovuto costituire gli ATO sulla base dei bacini idrografici anziché sui confini delle province. Ma interessi politici hanno prevalso. Lo si intuisce anche dai costi per il solo funzionamento dell’ATO pari a 600.000 euro all’anno, ogni anno fino a scadenza nel 2050. Alla faccia dell’obiettivo e della possibilità di ridurre i costi fissi per effetto dell’aggregazione.
Non ci convince la modalità di gestione proposta in provincia di Varese: una srl, cioè una società di diritto privato. Riconosciamo la positività che nello Statuto di ALFA srl si preveda il solo ingresso di capitale pubblico di Provincia e comuni e che sia previsto il pareggio di bilancio (e non la finalità del profitto). Ma la natura privatistica della società stessa non ci rassicura rispetto alla possibilità di ingresso di capitali privati in futuro. Tanto più che, se è vero che ad oggi non è ammessa la partecipazione di privati, l’art. 23 dello Statuto della srl prevede che in seconda convocazione “con il voto favorevole dei soci che rappresentino i 2/3 del capitale sociale presente in assemblea e i 2/3 dei soci presenti in assemblea”, si possa decidere di cambiare lo Statuto e la natura societaria. Si parla di presenti, il che significa che la provincia con pochi sindaci potrebbero eventualmente decidere che alla società partecipino i privati. Continuiamo a pensare che l’azienda speciale consortile avrebbe meglio potuto assicurare il mantenimento dell’acqua pubblica, come voluto espressamente dai cittadini italiani col referendum del giugno 2011 e come voluto da oltre 18.000 gallaratesi che hanno votato sì a quei referendum. Il motivo è semplice: solo l’azienda speciale, ente di diritto pubblico, garantisce il reale mantenimento dell’acqua pubblica, perché non ha quote che potrebbero in futuro essere vendute al privato. E solo l’Azienda Speciale garantisce controllo, trasparenza e partecipazione, perché gli atti fondamentali sono approvati dai consigli comunali, non dai consigli di amministrazione. A Gallarate lo abbiamo già visto con AMSC come può andare a finire con una società di capitali, anche se a totale capitale pubblico. Affermare che “l’azienda speciale non si differenzia -sostanzialmente- dalla srl sotto il profilo dei poteri riservati ai Comuni” è dunque palesemente falso.
Così come non regge la scusa che la srl agevola l’aggregazione dei rami d’azienda mentre l’azienda speciale no. Basta averne la volontà. Che d’altra parte si avesse scelto da subito la società di diritto privato, senza volontà di verificare davvero altre vie, è stata chiara quando inizialmente il presidente leghista della Provincia Galli addirittura escludeva la legittimità dell’azienda legale.
E poi c’è il problema delle tariffe, dell’aumento delle tariffe. La srl avrà un capitale sociale di 40.000 euro. Proprio quarantamila. Senza patrimonio e con un piano degli investimenti di oltre 200 milioni di euro. Viene da chiedersi come si pensa di farsi prestare dalle banche i soldi necessari agli investimenti con questo limitato capitale sociale. Ricorrendo all’articolo 8 dello Statuto dove si dice, rispetto alle reti che sono di proprietà degli enti locali, che è “vietata la costituzione del diritto di pegno, fatta salva l’ipotesi che la costituzione del pegno sia richiesta da Banche o Istituti finanziari nei confronti di tutti gli enti locali soci della società per l’erogazione di finanziamenti, in particolare mediante lo schema del c.d. “project financing” ovvero secondo modalità simili”. Peraltro si prevede il ricorso a banche con interesse del 7% e non alla cassa deposito e prestiti che ha tassi inferiori (in soldoni, si tratta di pagare in 15 anni quasi 190milioni di euro di interesse). Tutto ciò graverà evidentemente sulle tariffe. Come mette nero su bianco il Piano economico-finanziario della società. Secondo il nuovo metodo di calcolo definito dall’Autorità nazionale, la tariffa salirà infatti inizialmente a 1,11 euro al metro cubo, per salire ancora negli anni successivi fino a 1,47 euro.
Gli aumenti serviranno a coprire gli investimenti futuri e a coprire i mutui esistenti che i Comuni passeranno alla nuova società, che cercherà i soldi coinvolgendo soggetti privati. Sia chiaro: gli investimenti sulla rete idrica sono necessari e anzi urgenti. Ci sono reti vecchie con inutili dispersioni di acqua. Ma il mantenimento della gestione del Servizio Idrico Integrato all’interno della sfera pubblica, permetterebbe certo di limitare gli aumenti, poiché non servirebbe prevedere la remunerazione del profitto del privato e i cittadini saprebbero che ogni centesimo da loro pagato in più andrebbe a rinnovare e mantenere le reti, senza che nessuno ci faccia un profitto. E che la gestione dell’acqua certamente avrebbe la finalità di promuoverne il minore e più efficace consumo. Semplicemente perché nessuno ci guadagnerebbe tanto di più tanto più venisse usata. Da chi naturalmente se potrà permettersi di pagare le bollette aumentate.

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Pubblicato il 25 Giugno 2014
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