L’Argentina è in bancarotta

Per la seconda volta in 13 anni la terza economia dell'America Latina è in default, fallita la mediazione con due fondi d'investimento per evitare la bancarotta

La speranza si è infranta alla mezzanotte di mercoledì 30 luglio. L’Argentina è tecnicamente in bancarotta per la seconda volta in 13 anni. Il governo non ha trovato un accordo con i rappresentanti dei due fondi di investimento statunitensi, Nml Capital e Surelius, che hanno rifiutato di aderire ad una ristrutturazione del debito a base di nuovi titoli di Stato.
Un fallimento che il ministro dell’economia argentino, Axel Kicillof (in foto) ha commentato così: «I fondi speculativi hanno cercato di imporci qualcosa di illegale. L’Argentina è pronta a impegnarsi al dialogo e alla ricerca del consenso, ma cerchiamo una soluzione equilibrata, giusta e legale». 
Il Paese sprofonda così in una situazione difficilissima dopo che Thomas Griesa, giudice federale Usa, ha dato ragione ai fondi d’investimento che richiedevano il pagamento degli interssi sui Titoli, circa 539 milioni di dollari, in loro possesso pari a 1,5 miliardi di dollari. Il mediatore scelto dal tribunale Daniel Pollack ha diramato un comunicato in cui si legge che: «sfortunatamente non c’è stato nessun accordo e l’Argentina entrerà subito in default. Il default non è solo un tecnicismo. È un evento reale e doloroso che creerà diversi danni alla popolazione» 
«Questo è un default molto particolare – ha commentato all’Agenzia di stampa Reuters l’analista di Goldman Sachs, Mauro Roca – non c’è un problema di solvenza, quindi tutto dipende da quanto velocemente viene risolto». Il governo argentino è infatti solvente e l’entità dei problemi che il nuovo default potrà infliggere all’Argentina, già in recessione, dipenderà da quanto velocemente il governo riuscirà a districarsi dalla complessa situazione.
Buenos Aires sostiene che soddisfare la richiesta degli hedge fund di essere pagati per intero violi una clausola che vieta di offrire condizioni migliori rispetto a coloro che hanno accettato accordi negli swap del 2005 e 2010.  Standard &Poor’s ha immediatamente portato il rating sovrano di Buenos Aires a ‘selective default’ a seguito del mancato pagamento delle cedole sul bond in dollari al 2033, dovute inizialmente il 30 giugno. Probabile oggi si assisterà a una nuova discesa dei bond argentini sul mercato.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 31 Luglio 2014
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