Cosa dice quel cartello

Le accuse contro le ragazze di sostenere un gruppo terrorista e la risposta degli amici che hanno condiviso con lei le esperienze di sensibilizzazione sulla guerra in Siria

Cosa dice il cartello in arabo che stringono in una foto Greta e Vanessa? Qual è la loro posizione politica? «Sono di parte». E’ questa l’accusa che diversi siti (ma anche Il Giornale e il polemista Magdi Allam) rivolgono alle ragazze rapite in Siria. In particolare i più critici si basano su una foto realizzata durante una manifestazione e affermano che la scritta inneggia a un gruppi che avrebbe legami con il terrorismo islamico. Qui



Vero? falso? Cosa dicono gli amici che hanno condiviso le iniziative delle due volontarie? 

Yasser Kadi (nella foto, è il secondo in piedi da sinistra) è un siriano di Aleppo che vive a Varese. Ha organizzato nei mesi il comitato Sos Siria. E’ molto amico di Greta Ramelli: «Una ragazza splendida, molto legata a mia figlia». Rispetta anche lui il silenzio chiesto dalla famiglia sul rapimento, ma difende Greta: «Il cartello non dice nulla di scandaloso – afferma – Magdi Allam e altri vogliono solo gettare fango, non c’è mai stato alcun legame con gruppi terroristici».

La questione è comunque molto scivolosa, perchè i punti di vista sulla Siria sono tanti.

Kadi Yasser, ad esempio, ha una posizione chiara sulla vicenda siriana. E’ contro Assad e nega che nella resistenza siriana ci sia anche una componente fondamentalista volontaria. «L’esercito di liberazione è stato infiltrato dal regime di Assad – osserva – negli ultimi mesi sono stati liberati molti criminali che sono andati a combattere con l’Isis e che hanno creato delle fazioni per screditare le resistenza. Servono al regime per poter dire che tra i ribelli c’è Al Qaeda e così legittimare la repressione. E gli americani hanno consentito che venissero armati».

Qualche minuto dopo il nostro colloquio telefonico ci ha chiamato un ragazzo: «Sono un amico di Greta» ha detto, senza specificare il nome, e ci ha indicato un blog dove un articolo molto ben documentato che dà una spiegazione di quel cartello. Secondo il blog fa riferimento a una fazione moderata dell’esercito di liberazione e non a quella più radicale e islamista. L’articolo replica ad altri blog che avevano attaccato Greta e Vanessa, in particolare Sponda Sud un sito online di Geopolitica.

L’accusa a Greta e Vanessa
Sponda Sud scrive: “Liwa Shuhada al-Islam è un gruppo ribelle islamista il cui nome significa “La Brigata dell’Islam”. La Brigata inneggiata dalle due ragazze lombarde è considerata dagli esperti di terrorismo internazionale una sigla vicina al Fronte al Nusra, braccio di al Qaeda in Siria, di chiara matrice jihadista.”

La difesa 
Sul cartello però c’è scritto solo “Liwa Shuhada“, cioè “Brigata dei martiri” e si fa riferimento alla cittadina di Idleb che le due avevano visitato in una precedente missione.


Si dà il caso che tra le brigate dell’ Esercito Libero Siriano, formazione considerata laica e moderata da qualunque analista non sfacciatamente schierato con Assad, ci sia il “Liwa Shuhada Idleb” cioè la “Brigata dei Martiri di Idleb”… secondo voi a chi si riferivano Greta e Vanessa? A me pare chiaro.
 Chi sono i combattenti di “Liwa Shuhada Idleb”? Non è difficile scoprirlo, c’è scritto anche su Wikipedia: Qui

L’autore del post sul blog http://hunasouria.altervista.org/ afferma di conoscere le due volontarie: «Senza dubbio Greta e Vanessa sono schierate, sostengono la rivoluzione popolare siriana e senza dubbio non sostengono le forze reazionarie e controrivoluzionarie né del regime né quelle fanatiche. Questo lo dico per conoscenza diretta». Ma aggiunge: «Insomma, si può discutere sull’opportunità e la necessità o meno di entrare in Siria per portare aiuti umanitari, sulla preparazione delle due ragazze, dell’errata valutazione dei rischi ecc… ma non si può mettere in dubbio la loro buona fede, la consapevolezza della loro scelta di parte dato che conoscevano bene la situazione e tante famiglie siriane. Soprattutto è inaccettabile infangarne il nome abbinandolo ad organizzazioni qaediste o estremiste…Mai l’ho sentita parlare della necessità di trovare strumenti di offesa, il suo pensiero è per la gente comune e non per i guerriglieri ed i partigiani che pur considera eroici. A testimoniarlo c’è anche questo bell’ articolo che racconta il lavoro umanitario di queste due splendide ragazze che speriamo di riabbracciare presto». Segue un link al nostro articolo di Varesenews.

 

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Pubblicato il 11 Agosto 2014
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