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Iraq, l’ISIS continua la sua avanzata
Il gruppo sunnita ha messo in fuga la minoranza curda di Sinjar, costretta a fuggire sulle montagne circostanti senza né cibo né acqua. Il pentagono rassicura: «la situazione umanitaria è meno grave di quello che si pensava»
ISIS, o più semplicemente Islamic State, lo stato Islamico, è un gruppo di Jihadisti in passato legato ad al Qaeda, che ha recentemente preso possesso di una larga fetta di territorio tra la Siria e l’Iraq. La loro avanzata è stata talmente rapida ed efficace, da aver spinto il presidente Obama ad agire militarmente sul Paese, da cui le ultime truppe erano state ritirate nel 2011. L’obbiettivo dei guerrieri sunniti guidati da Abu Bakr al-Baghdadi (su cui si hanno pochissime notizie) è quello di formare un califfato libero dagli infedeli e la loro causa sta attirando sostenitori da diverse parti del mondo. Negli ultimi giorni i terroristi sono riusciti a prendere controllo della diga di Mosul, privando tutte le città vicine di acqua ed elettricità.
Da allora, attraverso una serie di “blitzkrieg”, i Jihadisti sono riusciti allargare notevolmente il loro territorio, fino ad includere la più grande città cristiana in Iraq, Qaraqosh.
Domenica, l’ISIS è arrivato a Sinjar, un distretto della città di Ninewa a Nord-ovest dell’Iraq, abitato principalmente da una minoranza Curda: gli Yazidi. Migliaia di cittadini sono stati costretti a rifugiarsi sulle montagne circostanti senza cibo né acqua, e molti, anche tra i bambini, hanno perso la vita. Un video dell’UNHCR (alta commissione per i rifugiati dell’ONU), racconta la situazione di chi è sulle montagne attraverso la preoccupazione delle famiglie che sono riuscite a rifugiarsi in zone più sicure. Alcuni dei rifugiati, infatti, sono riusciti a fuggire durante la notte dall’Iraq a campi profughi in Siria, altri sono ancora lì, ma nel frattempo hanno ricevuto aiuti umanitari dalle Nazioni unite. In un comunicato di ieri, 13 agosto, l’Unicef riporta l’esperienza del campo di Nawrouz, a Nord-est della Siria: «abbiamo camminato per più di 20 ore senza cibo o acqua» è la testimonianza di Juan, adolescente Yazidi riuscita a fuggire dalle montagne di Sinjar. La situazione è molto difficile, vista la popolazione di più di 150,000 persone, ora in fuga dalle persecuzioni dell’ISIS. «Non appena siamo riusciti a sistemare una famiglia in una delle tende, ne sono già arrivate altre 10», riferisce un volontario della “Kurdish relief association”.
Tra le organizzazioni umanitarie locali e internazionali, più di 500 tende sono state messe a disposizione, ma famiglie di rifugiati continuano ad arrivare. Le condizioni igieniche, inoltre, sono particolarmente a rischio e potrebbero portare ad un’epidemia all’interno dei campi anche a causa della depurazione inadeguata dell’acqua. Oggi invece l’agenzia stampa britannica Reuters, riporta una missione avvenuta mercoledì 13 di una ventina di soldati americani sulle montagne di Sinjar. I 20 fanno parte di un gruppo di 130 uomini dell’esercito USA, che non assume alcun ruolo nel combattimento, ci tiene a far sapere Ben Rhodes, consigliere sulla sicurezza nazionale della Casa bianca. Infatti, Obama avrebbe escluso più volte l’opzione di spedire nuovamente truppe di terra su suolo iracheno, dopo averle rimosse nel 2011, in seguito a forti critiche.
La squadra ha sorvolato i monti occupati dai rifugiati, constatando una situazione umanitaria meno grave di quella prevista. Il pentagono ha accreditato il miglioramento ai raid aerei statunitensi, uniti agli sforzi dei combattenti curdi “Peshmerga”, che hanno permesso a migliaia di fuggire verso zone più sicure. Per il salvataggio dei rimanenti le truppe americane stanno sviluppando una strategia che potrebbe consistere nella formazione di un ponte aereo o nel salvataggio di piccoli gruppi attraverso aerei V-22 Osprey capaci di decollare verticalmente.
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