Cento anni tra i boschi, un secolo di Sette Campanili
Domenica 12 ottobre la corsa campestre festeggia i cento anni: nel 1914 la provincia di Varese neppure esisteva, l'Europa ancora non immaginava di essere vicina alla Guerra Mondiale e uno dei campanili era in un'altra posizione
Da un secolo, in valle dell’Arno, si corre su e giù tra il piano e le  colline, toccando sette campanili: era il 1914 quando per la prima volta si  correva la "campestre dei sette campanili", organizzata da una società  sportiva di Cavaria con Premezzo. L’Europa ancora non sapeva che di lì a  poco sarebbe scoppiato un conflitto armato tanto lungo ed esteso da  esser chiamato prima Grande Guerra e poi Guerra Mondiale.«È la corsa  podistica più antica d’Italia, anche se oggi pochi lo ricordano» spiega  Renato Bordoni, uno degli organizzatori ai giorni nostri. «Nacque dalla  Società Sempre Avanti, che allora organizzava soprattutto manifestazioni  di ginnastica, lo sport più diffuso». L’intuizione di allora fece della  valle dell’Arno, fino agli anni Sessanta, uno dei terreni di corsa più  apprezzati in Italia, celebrato da giornali sportivi e non solo. Ma  anche in seguito la "sette campanili" ha mantenuto un fascino  particolare, che la rende uno degli appuntamenti più apprezzati a  livello locale
La gloriosa società sportiva Sempre Avanti di Cavaria era stata fondata nel 1903  da un gruppo di  ragazzi appassionati di sport (ed allora lo sport era  appunto gioco da ragazzi): per alcuni anni gli atleti della società si  erano limitati a gareggiare con importanti risultati (con alcuni  piazzamenti ottenuti nella prima gara Nazionale di corsa campestre in  Italia, organizzata dalla Gazzetta dello Sport  nella brughiera  gallaratese. Il 30 dicembre del 1906, venne organizzata a Cavaria dalla   la prima campestre che, nel 1914 divenne gara a carattere Nazionale e   prese l’attuale denominazione, “Cross Country dei Sette Campanili”. Sette  torri campanarie, per altrettante chiese, altrettanti paesi: sono le  località di Cavaria, Premezzo, Oggiona, Santo Stefano, Jerago, Orago e  da ultimo Cajello, paesino oggi diventato quartiere della città  di Gallarate, ma allora ben distinto dal grosso dell’abitato urbano. A  celebrare il percorso ricco di asperità e di passaggi particolari, ci  pensarono anche i giornali: due importanti testimonianze rimangono nelle  copertine della Domenica del Corriere (un disegno del celebre Achille  Beltrame che ritrae la scaletta di Orago, che dalla provinciale sale al  castello) e di Sport Illustrato, che invece scelse una foto della  scaletta che sale a Santo Stefano.
A ricordare quanto tempo è passato, bastano due aneddoti particolari: allora i sette paesi erano tutti in Comuni in provincia di Milano (aggregati poi dal 1927 con il circondario di Varese, a formare l’attuale provincia), mentre nell’arco di un secolo si è assistito persino allo spostamento – per così dire – di uno dei sette campanili, quello del paesino di Premezzo. Al di là della curiosità storica, la Sette Campanili rimane un importante momento di sport. «Fino agli anni Sessanta era agonistica con atleti di livello, oggi non lo è più ma la storia va avanti» continua Renato Bordoni. L’ultima edizione agonistica fu vinta dal podista cagliaritano Antonio Ambu (che fu anche atleta olimpico), ma anche in anni recenti si sono visti molti atleti di valore: nel 2008 ha preso il via per esempio Margareth Okayo, atleta kenyota vincitrice(per tre volte) della maratona di New York, ma anche delle maratone di Boston e Londra. «Oggi abbiamo ogni anno 1300-1400 iscritti e la corsa è agonistica solo per il Piede d’Oro Csi, aperto solo ai tesserati». n questi ultimi anni in ogni caso, grazie ai molti e preziosi premi in palio, alla manifestazione hanno preso parte atleti internazionali (kenioti, etiopi, tanzaniani e marocchini) oltre ad atleti italiani di buon livello.
Dal 1998  l’organizzazione della corsa, che si svolge su un tracciato di 17  chilometri e tocca ovviamente sempre tutti i sette campanili, è stata  presa in carico della “ Associazione sportiva Dilettantistica Centro   della Gioventù Cavaria” con il patrocinio del Comune e con l’aiuto, per  la parte  esecutiva, della Protezione Civile di Cavaria con Premezzo,  Jerago con Orago e  S.Stefano, del Centro della Gioventù di Premezzo,  dello Sci Club Cavaria nonché di molti volontari. In toale, un centinaio sono i volontari coinvolti. Domenica 12 ottobre si torna a correre, per la centesima edizione appunto, dedicata alla memoria di Monica Angotzi, un’atleta locale scomparsa prematuramente nel 2014: le iscrizioni per i gruppi si ricevono entro sabato sera alle 21, i singoli possono iscriversi anche domenica mattina, al ritrovo dalle ore 7 alle 9 all’oratorio Pier Giorgio Frassati.
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