Michela Greco, il ritiro di una campionessa

La centrocampista varesina ha deciso di appendere le scarpette al chiodo dopo una carriera ricca di soddisfazioni tra cui lo scudetto con il FiammaMonza. «Ma Nel futuro potrei fare l'allenatrice»

Per anni è stata una delle centrocampisti più forti del campionato di calcio italiano, ma potremmo addirittura dire d’Europa. Michela Greco, varesina doc, dopo più di venti anni nel mondo del pallone ha preso la difficile decisione di appendere le scarpette al chiodo.

«È stata dura, lo ammetto, ma il lavoro non mi permetteva più di incastrare gli orari. Sabato scorso tra l’altro ha preso il via il campionato di serie A femminile: pensare che per la prima volta non ero su un campo di calcio, ad avvertire la tensione pre partita e l’odore dell’erba, mi ha fatto male. Però non rimpiango nulla: nella mia carriera ho vinto e mi sono tolta tante belle soddisfazioni, ma in questo momento il lavoro deve venire prima del calcio. A inizio anno ho anche firmato il contratto con il Cuneo, squadra seria che mi ha convinto con un progetto solido, ma non riuscivo a far combaciare gli orari e quindi ho dovuto dire addio».
Una carriera iniziata da giovanissima per Michela, che in tanti anni ha cambiato molte maglie.
«Ho iniziato alla Cassiopea – spiega la centrocampista – la squadra del mio quartiere di Varese (viale Belforte ndr) con cui ho giocato fino ai 13 anni. A 14 anni sono passata al Trecate, vicino a Novara, dove giocavo il sabato in serie B e la domenica con le giovanili. Nella mia carriera ho vestito tante maglie e con ognuna ho dei ricordi particolari, non facendomi mancare anche tanti infortuni, purtroppo. Sono stata al Lugano, con il Milan ho esordito in serie A a 16 anni, a Verona appena maggiorenne ho vissuto la prima esperienza lontana da casa. Poi sono stata al Riviera di Romagna, a Monza ho vinto lo scudetto nel 2006 e la SuperCoppa, poi con l’Inter, mia squadra del cuore».

In tutte queste stagioni Michela ha vestito svariate volte anche la maglia della nazionale di calcio dell’Italia: «Le prime convocazioni sono arrivate con le giovanili e proprio nelle Under ho anche partecipato a qualche europeo. Con la nazionale maggiore ho collezionato circa venti presenze e deve dire che è un’emozione unica».
Il ricordo più bello della lunga carriera è però lo scudetto con il FiammaMonza. «Eravamo un gruppo unico e molto affiatato. Era una buonissima squadra, ma forse non la più forte del campionato; a fare la differenza fu la nostra unione all’interno dello spogliatoio che ci permise di vincere il titolo italiano e poi anche la Supercoppa. Eravamo una famiglia».

Dei tanti allenatori avuti due sono rimasti nel cuore di Michela: «La prima ovviamente è stata Nazzarena Grilli; con lei ho vinto a Monza. Il secondo è Massimo Agostini, ex calciatore dell’Inter che fu mio mister al Riviera di Romagna. Venendo da un mondo diverso dal nostro ci portò professionalità ed esperienza e nonostante qualcuno gli remasse contro ha continuato sulla sua strada con molta disponibilità. Tra noi è rimasto un bel rapporto e ancora adesso ci sentiamo».
Il ruolo di Michela è sempre stato quello di centrocampista centrale: «Ho sempre fatto il mediano, diciamo “alla Pirlo”. Ci sono tanti giocatori forti in quel ruolo ma il modello è il numero 21 della Juve, il più forte al mondo in quel ruolo. Mi piace molto anche Kovacic dell’Inter, ma devono dargli spazio per poter migliorare e diventare uno dei più forti al mondo».
Nonostante il ritiro, il calcio rimane dentro l’animo di Michela e l’idea di poter tornare nel mondo del pallone anche con ruoli diversi affascina la varesina: «Ci ho pensato e non è detto che prima o poi non lo faccia. Sicuramente come allenatore, non come dirigente. Mi piace stare a contatto con il campo e magari tra un po’ mi lancerò in questa nuova avventura».

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Pubblicato il 07 Ottobre 2014
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