Profughi, la Lega contrattacca: “Serve chiarezza dalla cooperativa”
Dopo il trasferimento in via Ollerao, assessore e carroccio ribattono ad Oasi del Rifugiato, parlano di 37 persone "stivate in due appartamenti"
A Samarate la gestione dei profughi sembra sfociare in scontro aperto tra il Comune e la cooperativa Oasi del Rifugiato. Il caso parte dal trasferimento da via 5 Giornate a via Ollearo e dalle informazioni pubblicate nell’ultimo articolo di VareseNews: da un lato l’assessore Enrico Puricelli che parla di un trasferimento a piedi e in orari notturni, dall’altro la cooperativa che nega in modo netto la ricostruzione. Ora gli esponenti della giunta Tarantino va all’attacco: «I profughi sono stati trasferiti di sera, al buio, si portavano dietro le loro cose» ribadisce Puricelli. «Sono stati visti da singoli cittadini, dalla responsabile della Caritas di Samarate, da me e dal consigliere comunale Sanfelice. Son cose che questi ragazzi forse non hanno vissuto neppure nei loro paesi in guerra», accusa l’assessore.
Fanno quadrato anche altri assessori leghisti e la stessa sezione della Lega Nord. «Aspettiamo oramai da mesi copia della Convenzione dalla Prefettura, conoscere il numero e la nazionalità dei profughi presenti a Samarate», accusa Valentino Celotto, assessore ai servizi sociali. «Ci saranno anche stati furgoni, ma cosa certa è che agli occhi di qualche cittadino è parso come un vero e proprio trasloco fatto di notte» scrive invece la segreteria leghista sul proprio blog. «Noi chiediamo a chi come loro operano sul nostro territorio, dove la sovranità è e resta dei cittadini, di dare concrete risposte agli stessi, ai vicini di casa, che non è per razzismo o altro, vogliono sapere ed essere informati.
Parlano di numeri come se poco importasse cifre approssimative “da 70/80 siamo scesi a 20/30 ma perchè non forniscono il numero esatto, quale è il problema ? È possibile sapere la nazionalità ? Non che questo possa spostare l’attenzione su una tragedia internazionale ma riteniamo debba essere parte integrante delle informazioni per garantire la convivenza. Noi oggi sappiamo, e non dalla cooperativa, che sono 37 uomini i quali “dignitosamente” sono stivati in 2 appartamenti a uso abitativo, non certo dormitori o centri di prima accoglienza attrezzati per lo scopo».
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