Percezione della corruzione, Italia ancora ultima
Fanalino di coda della zona euro e 69esimo posto nella classifica generale dell’indice di percezione della corruzione di Transparency International: "Solo con una Unione dei sani è possibile pensare di attuare il vero cambiamento all’interno della società".
Quando in un Paese manca una traduzione efficace del termine whistleblower, ovvero di coloro che portano alla luce casi di corruzione all’interno del proprio ambito lavorativo, significa che bisogna lavorare ancora molto sul tessuto culturale e sul concetto di responsabilità.
In concomitanza con l’uscita dell’Indice di Percezione della Corruzione (CPI) 2014 si è tenuto oggi a Roma l’evento di presentazione dell’innovativo servizio di Transparency International Italia Allerta Anticorruzione – ALAC per le vittime o i testimoni di casi di corruzione. Presenti all’incontro Virginio Carnevali, Presidente di Transparency International Italia, Raffaele Cantone, Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, e Ferruccio Dardanello, Presidente di Unioncamere, e Marcella Panucci, Direttore Generale di Confindustria. Nella ventesima edizione del CPI, l’Italia si classifica nuovamente al 69° posto nel mondo, conservando stessa posizione e punteggio dell’anno precedente, fanalino di coda in Europa con un voto di 43 su 100, al pari di Romania, Grecia e Bulgaria.
«Il progetto ALAC nasce con l’obiettivo di stimolare le segnalazioni di casi di corruzione, garantendo sicurezza e anonimato» dichiara Virginio Carnevali, Presidente di Transparency International Italia che aggiunge: «la legge non può risolvere tutto ma deve trovare sostegno nella società civile. Tutti i cittadini sono direttamente coinvolti nella lotta contro la corruzione e auspico a breve l’estensione della legge 190/2012 a ogni singolo costituente della società, e non solo al settore pubblico. La vera sfida è riuscire a mettere a sistema questo strumento per enti pubblici e le imprese del nostro Paese». Proprio per questi motivi «Solo con una Unione dei sani, ovvero aziende, amministrazioni e cittadini onesti è possibile pensare di attuare il vero cambiamento all’interno della società».

Il Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione Raffaele Cantone sottolinea: «I cittadini devono rendersi conto che la corruzione li danneggia in prima persona. È dunque fondamentale l’apporto che la società civile può dare nel contrasto al fenomeno e sono benvenuti gli strumenti come ALAC che vanno in questa direzione». Aggiunge inoltre «la scoperta di fatti corruttivi sono la dimostrazione che parte dello Stato è sana e porta avanti in modo responsabile il proprio lavoro».
Secondo Marcella Panucci, Direttore Generale di Confindustria, «quanto successo a Roma ci indigna e ci disgusta ma si può fare molto; noi come Confindustria stiamo agendo soprattutto sul fattore culturale affinché si attui un processo di allontanamento ed espulsione delle imprese che si sono macchiate di corruzione dal tessuto sano ancora prima che vi siano delle sentenze ufficiali della magistratura».
Presidente di Unioncamere Ferruccio Dardanello «La corruzione si caratterizza anche per un ulteriore aspetto che danneggia le imprese. Attraverso la corruzione viene impedito il corretto e libero agire del mercato».
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