Al freddo e sotto la neve: la giobia incanta sempre
Da Busto a Gallarate, dalla Valle Olona all'Alto Milanese sono state decine i fantocci dati alle fiamme per scacciare l'inverno e portare fortuna all'anno nuovo. Ecco il racconto di una delle tradizioni più apprezzate da grandi e piccini
Per qualcuno era la prima volta, per altri una tradizione che si rinnova di anno in anno. Per tutti è stata una grande festa. Anche nel 2015 la giobia, il tradizionale falò di fine gennaio, ha richiamato migliaia di persone nelle piazze del sud della provincia. Da Busto a Gallarate, dalla Valle Olona all’Alto Milanese sono state decine i fantocci dati alle fiamme per scacciare l’inverno e portare fortuna all’anno nuovo.
Ma se un tempo la giobia era semplicemente un fantoccio che richiamava le sembianze di una brutta (e anziana) donna, con il tempo ha assunto caratteri più folkloristici, rappresentando momenti particolari per la comunità, l’anno appena trascorso o quello che sta per iniziare.
Ma se un tempo la cultura contadina imponeva di mangiare nel giorno della Giobia almeno un piatto di lenticchie con cotechino per allontanare i disagi degli insetti nella stagione estiva durante il lavoro nei campi, con il tempo anche questa tradizione è lentamente mutata.
Ovunque, intorno alla giobia, si sono organizzate cene in piazza che hanno richiamato centinaia di persone. Come a Gallarate, dove la Pro Loco ha cucinato il risotto in una pentola da guinnes dei primati, o a Busto, dove gli chef hanno sostituito la classica polenta e bruscitti con 120 chili di risotto da accompagnare a 85 di luganega.
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