L’aviatore “sfrattato” dal missionario
Un mese fa l’inaugurazione del centro polivalente dedicato ad un religioso che “scalza” un ufficiale pilota morto in Abissinia nel 1936. Un lettore si lamenta. Il sindaco: “Gli dedicheremo una sala”
 Meglio un ufficiale aviatore della Prima guerra mondiale e caduto in terra d’Africa o un missionario che ha dedicato la vita al prossimo? Nessuno si è posto la domanda, tranne un accorto lettore di Varesenews che a “posteriori” si è accorto del piccolo pasticcio diplomatico occorso a Orino all’indomani dell’intitolazione della ex scuola, oggi rinata dopo una ristrutturazione.
Meglio un ufficiale aviatore della Prima guerra mondiale e caduto in terra d’Africa o un missionario che ha dedicato la vita al prossimo? Nessuno si è posto la domanda, tranne un accorto lettore di Varesenews che a “posteriori” si è accorto del piccolo pasticcio diplomatico occorso a Orino all’indomani dell’intitolazione della ex scuola, oggi rinata dopo una ristrutturazione. 
Cosa è successo? Il sette dicembre scorso, grazie ad alcuni finanziamenti e a lavori di ristrutturazione, le ex scuole elementari sono state trasformate in un centro polivalente da destinare alle associazioni, secondo l’intento dell’amministrazione. 
La struttura venne realizzata negli anni 60’ e dedicata ad Antonio Locatelli un aviatore bergamasco che partecipò al volo su Vienna durante la prima Guerra Mondiale nella quale venne decorato con la medaglia d’oro. Una ventina d’anni dopo Locatelli morì ucciso in missione a Lechemti, in Etiopia. 
Tornando alle vicende di casa nostra, la scuola, inaugurata nel dopoguerra, servì a far compiere i primi passi con alfabeto e tabellone a generazioni di orinesi, ma circa una ventina d’anni fa il plesso venne chiuso e accorpato a quello di Azzio. Da allora l’immobile riaprì i battenti ad ogni elezione, destinato a seggio elettorale, ma anche a deposito per alcune associazioni: rimase di fatto chiuso al pubblico e in balìa del tempo. 
Poi la buona notizia: diventerà uno spazio pubblico, una sala conferenze dove presentare libri o fare iniziative culturali. A chi dedicarlo? Il sindaco, Cesare Moia non ha dubbi: la figura di riferimento del quell’immobile deve essere padre Pino Moia, un salesiano dalla storia avventurosa che si convertì in un campo di concentramento inglese in India durante la Seconda guerra mondiale e che da allora dedicò la vita agli altri, di tanto in tanto tornando al paese natio e portato in palmo di mano dagli orinesi come esempio di virtù compassionevole nei riguardi del prossimo: di certo anche ai villeggianti quella lunga barba e lo strano accento incutevano rispetto e curiosità. 
 Tutto bene? No, secondo Salvatore Vincenti, lettore attento che ha segnalato il problema alla stampa: «Perché la decisione di sfrattare l’aviatore? Non si poteva dedicargli almeno una piazza?». Un’interrogativo che è stato posto direttamente all’attenzione del primo cittadino con una lettera consegnata nelle sue mani: “Ormai a fatti compiuti, speriamo che l’amministrazione comunale di Orino, decida di intitolare una via del paese a questo valoroso pilota che ha sacrificato la propria vita per l’Arma Azzurra a cui apparteneva, e per la Patria” scrive Vincenti nella sua missiva.
Tutto bene? No, secondo Salvatore Vincenti, lettore attento che ha segnalato il problema alla stampa: «Perché la decisione di sfrattare l’aviatore? Non si poteva dedicargli almeno una piazza?». Un’interrogativo che è stato posto direttamente all’attenzione del primo cittadino con una lettera consegnata nelle sue mani: “Ormai a fatti compiuti, speriamo che l’amministrazione comunale di Orino, decida di intitolare una via del paese a questo valoroso pilota che ha sacrificato la propria vita per l’Arma Azzurra a cui apparteneva, e per la Patria” scrive Vincenti nella sua missiva.
Il sindaco, raggiunto da Varesenews fa sapere di aver già risposto al lettore: «Non sapevo della dedica della scuola all’aviatore: provvederò a dedicargli una sala, o comunque a ricordarlo in paese». Un piccolo incidente diplomatico che si gioca sulla memoria, insomma, con una decisione che, al netto di una retorica d’altri tempi legata a patria e dovere, di fatto scalza la figura di un militare privilegiando quella (forse più consona ad una scuola, e a maggior ragione ad una struttura dedita alla società civile nda) di un missionario, tra l’altro originario del paese.
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