“Cresco con Marquez e Toni, sogno la Serie A”

Il varesino Filippo Boni, difensore centrale, è capitano della Primavera del Verona con cui ha giocato la finale del Viareggio. "Bello allenarsi con i campioni, ma aspetto il giorno dell'esordio al Bentegodi"

Dai campi del Sant’Ambrogio a sfiorare la Serie A, passando dal "Chinetti" di Solbiate Arno alla finale nel torneo giovanile più importante al mondo: la Viareggio Cup (persa di misura con l’Inter). Lui è Filippo Boni, classe 1995 difensore centrale e capitano della squadra Primavera dell’Hellas Verona, ma varesino purosangue che cresce giorno dopo giorno grazie agli allenamenti con campioni del calibro di Toni e Marquez. (foto facebook)

Filippo, come e dove ha iniziato a giocare a calcio?
«Ho calciato i primi palloni alla Nazionale Sant’Ambrogio, con Domenico e Matteo Di Maso, poi sono andato alla Solbiatese, squadra nella quale ho militato dal primo anno di esordienti fino alla Prima Squadra».

Come è arrivata la chiamata dal Verona?
«Sogliano mi conosceva e sicuramente ci avrà messo una buona parola, ma il merito è di Claudio Calvetti, che mi vide quando faceva l’osservatore per il Milan e mi portò a Verona quando divenne responsabile all’Hellas. Io dovevo andare al Milan, parlai con la società rossonera e sembrava tutto fatto, ma dopo un mio infortunio non ci furono più contatti, così Calvetti mi portò con sé a Verona: qui mi trovo da Dio e sento il grande affetto dei tifosi. In gialloblù sto proprio bene, c’è gente serie e preparata, uno su tutti l’allenatore della Primavera, Massimo Pavanel».

Come giudica il campionato Primavera?
«Secondo me è un buon torneo, anche se il salto verso la prima squadra è molto tosto e me ne sto accorgendo in questo periodo allenandomi con Andrea Mandorlini. A Verona però il lavoro è impostato perché il passaggio non sia così complicato: già con mister Pavanel lavoriamo soprattutto dal punto di vista mentale. La squadra Primavera dell’Hellas è forse meno talentuosa rispetto ad altre compagini, ma sicuramente siamo meglio organizzati e questo è merito del tecnico. Inoltre, preparare il campionato Primavera così aiuta molto noi giocatori».



(Una foto di Filippo Boni nella finale della Viareggio Cup contro l’inter. Fonte: facebook)

Cosa ne pensa dell’affermazione di Arrigo Sacchi, secondo il quale ci sono troppi giocatori di colore nel campionato Primavera?

«Ci sono tanti stranieri, questo è vero, ma la mentalità dei ragazzi è un punto di partenza nel calcio. Molti giocatori vengono in Italia con tanta volontà e voglia di sfondare e questo fa la differenza. Da noi c’è Fares, franco-algerino che gioca con il sangue negli occhi e a Viareggio ci ha portato praticamente da solo in finale grazie ad una gara super contro la Fiorentina in semifinale. Sono però d’accordo sul fatto che ci vorrebbe un po’ più di coraggio nel lanciare i giovani tra i professionisti».

Ci racconti cosa vuol dire partecipare alla Viareggio Cup.
«È un torneo che dà grandi emozioni e ti fa crescere tanto. Impari a gestire le tensioni delle partite ma anche la forma fisica giocando ogni due giorni. Ogni sfida è da "dentro o fuori" e questo aiuta a prendere le proprie responsabilità. Questo aspetto fa la differenza».

Qual è l’avversario che più ti ha impressionato?
«L’Inter è un’ottima compagine e ha tanti buoni giocatori a partire da Bonazzoli. A livello di squadra mi è piaciuta tanto la Fiorentina, che è stracolma di talenti: da Diakatè a Gondo, Bangu, Minelli. A livello individuale, non dico bugie, Cappelluzzo e Fares, miei compagni di squadra, sono fortissimi: forse la coppia d’attacco migliore in Italia. Marcarli in allenamento è difficilissimo e anche contro Bonazzoli non ho sudato tanto quanto correre dietro a loro durante la settimana».


(foto facebook)

Andrea Mandorlini l’ha già convocata in prima squadra. Cosa si prova?
«Sicuramente una grandissima emozione. La chiamata di Mandorlini è stata molto bella, ma imparo tantissimo allenandomi ogni giorno con la prima squadra. A ogni allenamento ricevo tanti suggerimenti. I più bravi a dare consigli sono Agostini e Toni – lo marco sempre e mi aiuta molto – ma anche Jankovic, fantastico dal punto di vista mentale e capace di non mollare mai. Anche Rafa Marquez, a parte i discorsi tattici, mi aiuta molto a limare i difetti che ho e mi dice sempre che una carriera viene costruita dall’impegno in allenamento. Me lo dicono tutti, anche Moras; e come non dar loro ragione!».
Qual è il suo sogno?
«Voglio diventare un giocatore di Serie A e vorrei farlo a Verona. Mi piacerebbe debuttare al “Bentegodi” già quest’anno. Il mio idolo da sempre è Alessandro Nesta e ripercorrere la sua carriera sarebbe fantastico».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 18 Febbraio 2015
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