Gadda (Pd): “I musulmani d”Europa siano protagonisti”

Intervista sul terrorismo. "Il livello di allerta nel nostro Paese è massimo, ma bisogna coinvolgere nella società le seconde generazioni"

maria chiara gadda pd apertura

Che effetto le ha fatto leggere l’intervista a Oussama Khachia?
Le immagini e le informazioni che giungono ogni giorno attraverso i media non possono che destare raccapriccio e preoccupazione. E’ in atto una guerra mediatica che utilizza video, internet e social network per veicolare paura e creare proselitismo per il califfato nei paesi arabi e musulmani, oltre che in quelli occidentali. In molti paesi l’ISIS, e la non sopita minaccia di Al Qaida, trovano terreno fertile dove ci sono povertà, disoccupazione ed analfabetismo. In altri casi il fenomeno è sicuramente più complesso, poiché il reclutamento colpisce giovani di seconda o terza generazione che vivono ai margini delle nostre periferie e cresciuti con il mito dei Paesi di origine, che spesso non hanno nemmeno mai visto. Con sempre maggiore preoccupazione assistiamo anche al fenomeno di giovani dalle vite normali, spesso cresciuti nell’agio e nelle migliori scuole del vecchio continente, che sposano la causa del califfato e quel sistema valoriale che non ha nulla a che vedere con il fatto di professare la religione musulmana. L’ISIS punta a frammentare e intimidire il mondo musulmano. In questo senso è importante incentivare un protagonismo dei musulmani d’Europa nel prendere le distanze dai messaggi veicolati dagli estremisti, che di fatto “sequestrano” la loro fede, e sui territori favorire il processo di integrazione. Per quanto riguarda le espulsioni, fanno parte delle normali misure preventive a disposizione di uno Stato che abbia fondati motivi per ritenersi minacciato dall’attività di un cittadino straniero e confido nel lavoro delle forze dell’ordine e della magistratura.

Che livello di pericolo esiste?
Il livello di allerta nel nostro Paese è massimo, come emerso dal vertice convocato questa settimana dal Ministro degli Interni presso il Viminale con i responsabili dei Servizi di Intelligence e delle Forze di Polizia per analizzare i risultati della riunione del CASA, il Comitato Strategico Anti Terrorismo. Il deteriorarsi del quadro di sicurezza in Libia grava pesantemente su un contesto internazionale di per sé già molto caldo in altre aree del Nord Africa, Corno D’Africa e Medio Oriente. Il 15 febbraio è stata chiusa la nostra ambasciata in Libia, rimpatriati molti italiani residenti in quel Paese. E’ attualmente in corso un delicatissimo negoziato, l’Italia sostiene il lavoro di mediazione delle Nazioni Unite. Possibili convergenze verso ISIS in Libia traggono vantaggio dall’assenza di un quadro istituzionale stabile in quel paese, con due governi in carica, tre aree geografiche in conflitto tra loro e la presenza di diversi gruppi terroristici locali estranieri. Come dichiarato ieri dal Capo della Polizia, Prefetto Pansa, in sede di audizione presso il comitato Schengen, di cui faccio parte, non è in alcun modo documentabile la sovrapposizione tra fenomeno migratorio e terrorismo. Semmai è un business assai lucroso gestito dalla criminalità comune e sfruttato dai gruppi terroristici assieme al traffico d’armi, di petrolio, di antichità o droga e in termini mediatici un fortissimo strumento di paura e pressione nei confronti del nostro continente, di cui l’Italia è una delle frontiere più esposte.

La provincia di Varese è esposta?
Non si deve sottovalutare nulla ed è necessario tenere alto il livello di guardia. La lotta a questo tipo di terrorismo, che utilizza tecnologie e strumenti nuovi, piccoli gruppi o addirittura singoli soggetti che operano su scala internazionale, richiede una reazione di alto livello, il lavoro congiunto delle Forze dell’Ordine e metodologie di controllo innovative. Nella maggior parte dei casi il reclutamento e il proselitismo avvengono attraverso il web, e non in luoghi di rito collettivo, che è più semplice monitorare anche attraverso la collaborazione con le comunità islamiche territoriali. Si è deciso di rafforzare i controlli alle frontiere, in ambito portuale così come aeroportuale. In questi mesi ad esempio, come affermato dal Prefetto Pansa, è cresciuta la diffusione di documenti falsi. L’aeroporto di Malpensa è stato dotato di apparecchiature tecnologiche più efficaci su questo versante e sono state emanate due circolari alla Polizia di Frontiera per sviluppare i controlli sui mezzi di trasporto provenienti dalle aree più sensibili.

Che cosa può dire delle informazioni sul tema che ha appreso in Parlamento?
In occasione dell’ultima seduta del Comitato Schengen abbiamo deliberato di prolungare ad Ottobre 2015 l’indagine conoscitiva iniziata in questi mesi sui fatti di terrorismo vista la serietà del tema. Le ultime audizioni, in particolare del Vice Direttore di Europol e del Sottosegretario con Delega ai Servizi Segreti, hanno fatto emergere alcuni elementi che credo sia importante condividere. Prima di tutto la necessità di costruire una rete europea e uno scambio di informazioni che consenta di prevenire e monitorare questi fenomeni. Il trattato di Schengen è nato concependo l’Europa come fortezza, ma abbiamo visto che la minaccia può venire anche dall’interno. Se si parla di foreign fighters, ad esempio, tra i 60 individuati nel nostro paese, cinque sono di origine italiana, due con doppia nazionalità e gli altri stranieri. La risposta alla minaccia terroristica deve essere di livello europeo, e l’Italia sta spingendo affinchè un nostro fiore all’occhiello, Il CASA – Comitato di analisi strategica antiterrorismo, diventi un modello da seguire come in passato lo è stato per la lotta internazionale alle mafie. Essenziale avere un team europeo che coniughi competenze informatiche, liguistiche, assieme all’attività di intelligence. E poi, c’è la direttiva PNR (Passenger Name Record) che la Commissione europea già nel 2011 ha promosso per ottenere informazioni tracciabili sui passeggeri che entrano o che lasciano l’Europa, e che dovrebbe avere in tempi brevi – si spera – l’approvazione anche da parte del Parlamento di Strasburgo. E’ una direttiva che non lede il diritto alla Privacy ma lo tempera con i diritti alla sicurezza. Da ultimo, il decreto antiterrorismo emanato dal governo che tra le varie misure introduce una nuova figura di reato destinata a punire chi organizza, finanzia e propaganda viaggi per commettere condotte terroristiche e la punibilità, sul modello francese, di colui che si “auto-addestra” alle tecniche terroristiche e aggravanti per chi lo fa via web.

Redazione VareseNews
redazione@varesenews.it

Noi della redazione di VareseNews crediamo che una buona informazione contribuisca a migliorare la vita di tutti. Ogni giorno lavoriamo cercando di stimolare curiosità e spirito critico.

Pubblicato il 03 Marzo 2015
Leggi i commenti

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Vuoi leggere VareseNews senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.