Racconti e poesie: studenti e carcerati si incontrano
E' stata all'interno del carcere di Busto Arsizio la premiazione del concorso letterario che ha coinvolto oltre 700 studenti delle scuole di Gallarate. Un'occasione per parlare e riflettere sulla detenzione
Hanno parlato per mesi di carcere, hanno incontrato i detenuti in classe, hanno partecipato ad un concorso insieme e, alla fine, si sono ritrovati all’interno del carcere di Busto Arsizio. Si è concluso così il progetto dell’Associazione Assistenza Carcerati che dallo scorso gennaio ha portato i giovani delle scuole di Gallarate ad incontrare il mondo della detenzione. «E’ importante parlare di carcere e di detenzione -spiega Agostino Crotti, uno dei responsabili del progetto- per non dimenticarci che siamo tutti persone» e che proprio per questo motivo «condividiamo le stesse necessità ed esigenze».
Ed è stata questa la spinta che ha prima portato nella palestra dell’ISIS Ponti la riproduzione di una cella e poi, il 29 aprile, gli studenti delle scuole di Gallarate all’interno delle mura della struttura detentiva. «La terza fase del progetto -racconta Crotti- è stata un concorso di poesie e racconti sul tema dell’attesa aperto sia agli studenti che ai carcerati» e la premiazione della competizione è andata in scena proprio all’interno del carcere.
E se a vincere il primo premio è stata una studentessa, Anna Taravella, sul terzo gradino del podio è arrivato un detenuto: Claudio Bottan. «Scrivere per me è ha sostituito la psicoterapia -racconta agli studenti- ed è proprio grazie alla scrittura che ho superato le angosce e i sensi di colpa nei confronti della condizione che ho fatto vivere alla mia famiglia». Un elogio alla scrittura che viene rafforzato anche dal cappellano del carcere, Don Silvano. «Voi scrivete in continuazione: sms, mail, messaggi -ha detto- ma per noi scrivere è tutta un’altra cosa. Noi qui abbiamo solo la carta e ogni volta che mettiamo nero su bianco qualcosa non sappiamo quando arriverà il nostro messaggio né quando arriverà la risposta. Per noi scrivere una pagina vuol dire affidarle un pezzo della nostra vita».
Un progetto che è diventato un libro che raccoglie al suo interno i migliori lavori e che continuerà anche in futuro. «Un carcere moderno è quello che si apre alla comunità -ha affermato il direttore, Orazio Sorrentini- e proprio per questo l’incontro tra le nostre due istituzioni è fondamentale».
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