Cabiaglio, i fedeli pregano il patrono che nacque nella città della strage
Sant’Appiano nacque alla fine del terzo secolo dopo Cristo, come dimostrato da recenti studi nei dintorni della città di Sousse, in Tunisia. Ieri sera la preghiera nella chiesa parrocchiale con un pensiero rivolto alle vittime del terrorismo
Le coincidenze sono il frutto di un mondo sempre più piccolo, e quindi dobbiamo stupirci non oltre il dovuto se ieri sera un gruppo di fedeli in un paesino sperduto nella Valcuvia ha dedicato un pensiero ai morti di Sousse, in Tunisia, falciati dai kalashnikov del fanatismo religioso.
Ma se tutto questo avviene in una chiesa dove il santo patrono è originario proprio della città in cui è avvenuto il massacro, allora, forse, qualche alzata di sopracciglia ci sta: il fatto può davvero farci pensare che la globalizzazione – quella del terrore, ma anche la sua più temibile avversaria, la preghiera – sia oramai un dato di fatto che stiamo vivendo, magari senza accorgercene.
Sabato scorso è stata una giornata importante per Castello Cabiaglio: veniva infatti celebrato il 300° anniversario di un grande antenato, il pittore Giovanni Battista Ronchelli che qui era di casa, nato e vissuto in un palazzo che oggi ospita il glicine più grande d’Europa.
Nella quiete di queste strade, fra graziosi scorci e ripidi acciottolati, si è celebrata la festa.
Verso la conclusione della giornata, poi, un momento di approfondimento culturale nella chiesa, dove è stata rivolta una preghiera contro la violenza di questi giorni chiedendo aiuto proprio ad uno dei personaggi che più di altri, nella storia della cristianità, si è volto all’apertura e al perdono.
La notizia della nascita di Sant’Appiano, verso la fine del 300 dopo cristo nei dintorni di Sousse si deve alla dovizia di un appassionato studioso di storia locale, Diego Rossi, che nel gennaio scorso rese noti i risultati delle sue ricerche: Sant’Appiano era originario delle vicinanze di Hagurmentum (oggi Sousse) provincia romana di Zacena, attuale Tunisia.
Ma come arriva a Cabiaglio il culto di questo santo “moro” (ma ve ne sono molti e molti altri andando a curiosare nella storia dei paesi del Varesotto, uno fra tutti: San Vittore)?
E, soprattutto, quali sono i trascorsi di questa devozione?
Anche qui, i riflessi sui fatti di questi giorni sono sorprendenti: Sant’Appiano si distinse durante il Concilio di Cartagine, nel 411 dopo Cristo. Tema dell’incontro di vescovi: cosa fare degli apostati, di chi, cioè, rinuncia alla propria fede, spesso perché costretto da persecuzioni. Un fatto storico molto importante per l’epoca: la Chiesa era chiamata a decidere quale atteggiamento tenere nei confronti dei “donatisti”, quei cristiani che per motivi legati a persecuzioni o invasioni avessero abiurato (rinunciando quindi alla propria fede per convertirsi ad un altro credo): cosa fare di questi ultimi quando, passata la minaccia, avessero voluto tornare a credere in Cristo? Alla fine prevalse la tesi di Sant’Agostino (altro, e più noto santo del Nord Africa, tra i fautori del Concilio): gli apostati vanno reintegrati nella comunità cristiana.
Tema caldo, l’apostasia: è una delle cause di condanna a morte prevista in alcuni stati islamici che applicano la shariʿah.
Ma come si arrivò qui in Valcuvia a diventare fedeli di questo santo? Perché la preghiera invocata proprio qui nella chiesa di Castel Cabiaglio dal Direttore dell’ufficio arte sacra della diocesi di Como Don Andrea Straffi, intervenuto nella cerimonia?
«È una storia piuttosto complicata – racconta lo stesso Diego Rossi – . Diciamo che fu tutto merito dell’imperatore longobardo Liutprando, che volle le reliquie di Sant’Appiano e di Sant’Agostino nella basilica di San Pietro in Cield’oro, a Pavia: voleva (siamo nel settimo secolo dopo Cristo ndr), per la costruzione che avrebbe dovuto competere con Roma, testimonianze di fede appartenute ai santi della chiesa. Per questo acquistò le reliquie dei due santi proprio dai mori in Sardegna: i Vandali in fuga dall’Africa Settentrionale, avevano riparato sull’isola, poi perduta, per fuggire dalle invasioni saracene».
«Per pagare la costruzione delle opere religiose, tra cui chiese e basiliche, Liutprando convinse i fedeli all’acquisto di parti delle reliquie dei santi: anche Castello Cabiaglio fece la sua parte, e divenne fedele al santo tunisino».
TAG ARTICOLO
La community di VareseNews
Loro ne fanno già parte
Ultimi commenti
mike su La neve in montagna continua a sciogliersi. Contro la siccità si aspetta la pioggia
Felice su La festa "techno" nei boschi di Lonate Ceppino causa proteste
Rolo su Pullman in sosta con i motori accesi, la segnalazione e la risposta di Autolinee Varesine
lenny54 su "C'è del dolo nelle modifiche al Superbonus"
Felice su Architetti, geometri, ingegneri e costruttori all'unisono: "Da Super Bonus a Super Malus"
Felice su Dentro la loggia del Battistero di San Giovanni a Varese restituita alla città
Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.