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Moretti: “Duro commentare”. Pagelle, disastro Galloway
Il coach biancorosso spiega: "Quel parziale alla fine del secondo quarto ci ha tagliato le gambe". Tanti voti bassi: con l'americano male anche Kuksiks e i lunghi; Campani il migliore
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Sconfitta inequivocabile, quella rimediata a Mestre dalla Openjobmetis, con Paolo Moretti costretto ad ammettere il tracollo della sua squadra, imprevisto almeno nelle dimensioni (-25 alla fine). «Per me è molto difficile e duro commentare una sconfitta così netta anche se credo che, soprattutto dopo l’intervallo, il divario sia stato netto ed evidente a favore dell’Umana. Mi resta un grande rammarico perché dopo un inizio difficile ci siamo riassestati e siamo tornati in partita in maniera decisa, perché abbiamo fatto le cose che avevamo preparato per affrontare Venezia. Purtroppo poi, nell’ultimo minuto e mezzo del secondo periodo, abbiamo commesso errori che fino a quel punto non avevamo mai fatto: così è nato un parziale di 9-0 contro di noi che ha dato un brutto colpo al nostro equilibrio psicologico. Dopo l’intervallo infatti siamo rientrati in campo senza nemmeno tenere a mente quelle cose che ci avevano tenuto a galla nella prima frazione».
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«Il secondo aspetto negativo – prosegue il coach della Openjobmetis – è che non abbiamo retto l’urto né tecnicamente né fisicamente contro i Venezia. Tecnicamente perché con abbiamo palleggiato troppo e passato poco la palla contro la loro aggressività, fisicamente non siamo riusciti a gestire le situazioni di “mani addosso” e di “corpo a corpo” a cui i nostri avversari, più esperti, ci hanno costretto. Non è una scusante, ma un dato che si ripete: fatichiamo ad adattarci al metro arbitrale, che oggi ha consentito molto di più alla squadra di casa. Ma ci sta che se si viene a Venezia si possa trovare questa situazione».
P A G E L L E
DAVIES 4,5 – Copione già visto: il tabellino non è malvagio ma l’apporto alla causa accusa diversi passaggi a vuoto che in questo caso pesano parecchio anche perché dall’altra parte Owens quando si accende fa danni in area colorata. Ballerino quando servirebbe un buttafuori.
FAYE 4,5 – Non arriva al 4 un po’ per rispetto verso le prove precedenti, un po’ per distinguerlo da Galloway (e Kuksiks), ma probabilmente il senegalese disputa in laguna la peggior prova stagionale. Peric lo umilia in avvio, lui non si riprende più. E speriamo che non soffra, intimamente, il fatto che Varese abbia preso un pari ruolo come Kangur, altrimenti sarebbe un autogol clamoroso.
WAYNS 5 – Inizio guardingo, poi prova a incidere di più, ma questa volta senza grandi risultati: apprezzabile il fatto che limiti le forzature, ma dal play titolare si attendeva una partita di maggiore personalità. Anche se dall’altra parte l’amatissimo Green ha fatto ancora peggio.
CAVALIERO 6 – Dopo due gare inguardabili, cerca il riscatto e tutto sommato lo trova a livello personale, perché ricomincia a fare canestro ed è tra i pochi in grado di restare attivi per tutto l’arco della gara.
CAMPANI 6,5 – Il migliore, anche se da solo non può certo cambiare il destino della partita. Affidabile al tiro, pur con qualche errore, attento e reattivo a rimbalzo, il tutto con un ginocchio fuori posto.
KANGUR 6 – L’orrendo avvio di Faye gli permette di fare bella figura subito, perché con lui in campo la squadra regge in difesa e, anzi, recupera il divario. Poi incide meno e finisce con 5 falli: indice magari di poca reattività, ma pure di antenne sempre alte in difesa.
KUKSIKS 4 – Incredibile Rihards: o si accende, e allora diventa un pericolo per le avversarie e un baluardo per Varese, oppure resta nel limbo e si trasforma in un buco nero. A Venezia si è vista la seconda versione, quella disastrosa.
GALLOWAY 4 – Ci chiediamo davvero cosa possa passare dalla testa dell’americano, quando regala la palla agli avversari con un passaggio dietro la testa che nemmeno in riscaldamento al playground (con la squadra sotto di quasi 30 punti). Se almeno la sregolatezza fosse accompagnata dal genio: qui invece c’è a malapena un po’ di atletismo. E un uso inutile del palleggio prolungato, più simile a un tic nervoso che a un gesto tecnico.
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