Il credito cooperativo avrà una holding
Federcasse chiede che la riforma preservi la biodiversità delle Bcc
La riforma del credito cooperativo è attesa da tempo e da più parti, anche se non sempre le motivazioni di quelli che la invocano sono allineate con quelle di Federcasse (l’associazione nazionale delle banche di credito cooperativo e casse rurali). La tensione generata dai recenti default ha sicuramente accelerato il percorso riformatore delle Bcc, ma nel movimento del credito cooperativo, la discussione era già presente da qualche anno. Del resto, nessuna delle 4 banche finite nell’occhio del ciclone è una bcc.
Oltre alla necessità di integrare le bcc in un gruppo, Federcasse propone: la centralità del socio della bcc, la previsione di garanzie in solido tra le bcc e la capogruppo, il contratto di coesione e l’autonomia modulata delle bcc, l’assetto e la governance della capogruppo, l’apertura a capitali esterni e l’indipendenza del credito cooperativo, la dimensione territoriale, i requisiti qualitativi e dimensionali del gruppo, l’unità del sistema bcc e le specificità delle Raiffeisen (47 casse rurali dislocate nell’Alto Adige), le funzioni di garanzia e verifica delle finalità mutualistiche a componente associativa.
I vertici di Federcasse attendono un provvedimento legislativo del Governo che tenga in considerazione la «diversità bancaria» rappresentata dal credito cooperativo e il ruolo di motore di sviluppo dei singoli territori ricoperto in questi anni.
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