Le elezioni bloccano Busto e Agesp resta fuori dalla supersocietà
Il grande assente al tavolo che ha sancito la nascita di un'unica azienda per l'igiene ambientale tra Legnano e Gallarate è Agesp. La Reguzzoni non vuole aumentare la Tari prima delle elezioni
«Per il momento restiamo fuori da questa aggregazione ma non siamo contrari al piano che ci è stato presentato. Chiediamo più tempo per studiarlo e vogliamo essere sicuri che ai bustocchi non venga aumentata la tassa sui rifiuti». Paola Reguzzoni, assessore alle partecipate del Comune di Busto Arsizio, risponde sibillina alla domanda che tutti si sono posti di fronte alla notizia della cessione del ramo ambientale da parte di Amsc ad Ala creando di fatto un’unica società per la gestione della raccolta dei rifiuti, per lo spazzamento e per la gestione delle piattaforme ecologiche.
Una posizione che sconfessa quanto sostenuto dal sindaco uscente Gigi Farioli che aveva auspicato questa unione tra le diverse società partecipate del settore ambiente, insieme da Accam, con l’obiettivo di creare un soggetto unico che si occupasse del rifiuto dalla raccolta allo smaltimento.
A pochi mesi dalle elezioni, infatti, il tema rischia di diventare esplosivo nella logica di una campagna elettorale che nei fatti è già iniziata e che durerà fino a giugno quando Busto avrà espresso il suo nuovo primo cittadino. Nel centrodestra cittadino è come camminare sulle uova, o su un campo minato. In attesa della definizione del candidato sindaco, una corsa nella quale è in pole position la stessa Paola Reguzzoni, meglio non toccare nulla.
Il ramo igiene ambientale di Agesp potrebbe essere un’arma a dooppio taglio per lei. Nella situazione attuale da un lato permette di vantare una Tari più bassa per i cittadini ma dall’altro rischia di lasciare interdetti coloro che – davanti ad un nuovo soggetto certamente più competitivo della municipalizzata bustocca – si chiedono come mai Busto debba starsene fuori a guardare.
Se Ala vanta la possibilità di diminuire la tassa sui rifiuti ai cittadini, grazie all’economia di scala che genera la fusione con Amsc, dall’altra richiede che il costo del servizio sia interamente coperto con la tassazione (cosa peraltro richiesta per legge). Attualmente Busto ha scelto una via diversa e la Tari coprirebbe solo il 70% del costo del servizio. Il restante 30% viene coperto con avanzi che vengono da altri servizi. Questa pregiudiziale non permette di trovare a breve un punto d’incontro con la complicazione che, con le elezioni così vicine, nessuno si sognerebbe di alzare le tasse ai cittadini che dovranno esprimere il proprio voto nelle urne.
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