Lettera anonima ai parenti, medico si scusa
Processo del "Corvo": il dottor Mariscalco ammette di aver sbagliato i modi, ma respinge le accuse
“Chiedo scusa, ho sbagliato i modi”. Il chirurgo Giovanni Mariscalco, interrogato in aula, ha nuovamente riconosciuto di aver sbagliato i modi quando inviò una lettera anonima ai parenti di una donna morta dopo un’operazione in ospedale. Ha detto di averlo fatto per una serie di fattori concomitanti: le precedenti segnalazioni alle autorità preposte non avevano avuto effetto. E inoltre uno stato di stress determinato da un grave conflitto tra medici in corsia, in particolare con un collega, Vittorio Mantovani.
Il professore è oggi accusato di violazione della privacy e sottrazione di cartella clinica, ma è decaduta l’accusa di calunnia. In aula sono stati ascoltati 3 testimoni della difesa, ma soprattutto il medico ha nuovamente confermato di aver inviato una lettera anonima (solo una però): si è tuttavia difeso dalle accuse spiegando che non ha violato la privacy poiché aveva anch’egli aveva trattato i dati di quella paziente in quanto medico coinvolto nelle cure. Inoltre non vi sarebbe stata sottrazione di cartella, poiché la stessa è sempre rimasta al suo posto in ospedale.
La vicenda si inserisce nel quadro della storia del cosiddetto “corvo” in cardiochirurgia. Tutto nacque da un conflitto con un altro medico, il dottor Vittorio Mantovani. Dall’inchiesta sono nati anche procedimenti connessi, querele e una indagine interna dell’università dell’Insubria.
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