Appello ai parlamentari lombardi per i diritti dei frontalieri
Adria Bartolich (segretario Cisl dei Laghi): «Chiediamo un atto di indirizzo del parlamento per difendere questi lavoratori da discriminazioni»
Nel 2016 Mirko Dolzadelli della Cisl ha presentato al Consiglio generale italiani all’estero un ordine del giorno, approvato all’unanimità, a seguito del quale il ministero degli Esteri ha attivato un tavolo di lavoro per definire uno statuto dei lavoratori frontalieri.
I sindacati confederali, Cgil, Cisl e Uil, hanno prodotto un documento, sul quale ha espresso parere favorevole anche la CES (Confederazione sindacati europei), che definisce i temi sui cui occorre lavorare per tutelare i lavoratori frontalieri questi cittadini che quotidianamente si recano all’estero per lavorare, spesso in una situazione di indeterminatezza di riferimenti legislativi che non di rado li espongono a discriminazioni. Fornisce inoltre alcune linee di indirizzo sugli obiettivi da perseguire e sui quali si devono impegnare sia i sindacati che le istituzioni.
SICUREZZA SOCIALE E DEFINIZIONE DI LAVORATORE FRONTALIERE
«I temi affrontati – spiega Adria Bartolich, segretario della Cisl dei Laghi – sono innanzitutto quello della sicurezza sociale, per realizzare il quale occorre lavorare sul principio secondo cui i lavoratori frontalieri devono essere coperti dal sistema di sicurezza sociale del paese in cui lavorano e non da quello in cui risiedono. È necessario che il principio sia rispettato sia dall’Inps che dai livelli territoriali intermedi preposti e che nelle convenzioni sottoscritte con i paesi extra UE venga inserita, oltre alla materia della sicurezza sociale, anche una specifica definizione della figura del lavoratore frontaliero».
LA FISCALITÀ
«È un tema delicato – spiega Bartolich -. L’indicazione è di evitare di sottoscrivere accordi che prevedano la doppia imposizione sul reddito e sul patrimonio, chiedendo invece che venga inserita nei trattati sia la definizione giuridica della figura del frontaliere che la delimitazione territoriale della zona che lo definisce come tale. È necessario lavorare affinché il gettito fiscale derivato lavoratori frontalieri sia destinato, almeno in parte, al loro paese di residenza e occorre costruire le condizioni perché si rapportino con una sola autorità fiscale. A tale fine è necessario che venga predisposta una legislazione fiscale e del lavoro specifica per i lavoratori frontalieri, che garantisca il principio di non discriminazione e la piena parità di trattamento con i lavoratori del paese in cui svolgono la loro attività».
«Il documento delle organizzazioni sindacali – continua il segretario della Cisl dei Laghi– rappresenta una rilevante indicazione di lavoro su principi fondamentali, che sarebbe importante il parlamento assumesse prima della definizione definitiva degli accordi sul trattamento fiscale attualmente in discussione tra il governo italiano e quello svizzero, che dovrebbe essere applicato ai frontalieri».
Ai parlamentari lombardi, in particolar modo a quelli delle zone nelle quali il frontalierato è un fenomeno particolarmente diffuso, Como, Varese e Sondrio, il sindacato chiede di impegnarsi perché venga predisposto e approvato al più presto un atto di indirizzo del parlamento italiano che, facendo propri la discussione e il lavoro fino ad oggi svolti, definisca i principi fondamentali e delinei le tutele a protezione sulle quali lavorare per difendere questi lavoratori da discriminazioni e trattamenti differenziati e discriminanti. «Su questo tema – conclude Adria Bartolich – auspichiamo si possa realizzare la più ampia condivisione».
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