“Io, varesino di Francia, a Chalon non posso mancare”
Lorenzo Piantioni lavora a Parigi ma ha nel cuore la squadra della sua città: «Moretti e i suoi ragazzi mi ispirano simpatia. I miei preferiti? Meneghin padre, Ossola, McGee e la DiVarese di Isaac»
«Ho fatto trenta telefonate prima di riuscire a prendere la linea ma ne è valsa la pena: per la partita tra Chalon e la mia Varese ci sarò anch’io». Se in 410 partiranno dalla Città Giardino per sostenere la Openjobmetis alla Final Four di Fiba Europe Cup, c’è anche chi si muoverà all’interno dei confini francesi – probabilmente anche Kuba Diawara – e darà il proprio contributo di tifo per i ragazzi di coach Moretti.
Lorenzo Piantieri, 46 anni, lavora a Parigi e vive nei dintorni di Versailles, ma non ha mai dimenticato la squadra del cuore, quella della città d’origine. «E questa volta che si gioca una Coppa sul territorio francese, non posso davvero mancare l’appuntamento dal vivo» ci racconta al telefono, dopo averci scritto via mail.
«Come detto, non è stato facilissimo trovare un biglietto e devo dire che l’organizzazione locale non è stata delle migliori in questo senso. Chalon ha aperto le prevendite per i propri abbonati al mercoledì, mentre giovedì ha messo i mini-abbonamenti a disposizione di tutti gli altri. Mi sono attaccato alla cornetta alle 9 del mattino, ho preso la linea a mezzogiorno… scoprendo che ogni prenotazione durava diversi minuti. La signorina però è stata gentile e mi ha assegnato un posto molto buono».
Lorenzo raggiungerà in solitaria il “Colisée” di Chalon-sur-Saone. «Ma non escludo – spiega – che altri varesini che vivono in Francia abbiano fatto come me per essere a fianco della Openjobmetis». Tre anni fa Varese giocò contro il Paris Levallois ma in quell’occasione Piantieri non era al palazzetto: «Non era una squadra che mi ispirava grande simpatia, a partire dall’allenatore di allora (Frates ndr). Questa invece ha attraversato momenti difficili, ha fatto fatica, ma ora è sbocciata: ho imparato a voler bene al gruppo di quest’anno e Moretti è un allenatore che mi ispira molto. In queste condizioni mi faccio ben volentieri 400 chilometri a viaggio, in solitaria».
E per l’occasione, il tifoso di Versailles indosserà anche il suo “cimelio” preferito: «Una felpa dei Roosters dell’anno dello scudetto. Per la verità non è rossa, ma grigia e blu (nella foto in alto ndr), però ci sono affezionato». Lontano dall’Italia da quasi vent’anni, Piantieri non ha mai tagliato il cordone ombelicale con i colori biancorossi: «Il fatto che si giochi a Chalon mi dà l’occasione di vedere dal vivo la Pallacanestro, che invece di solito posso seguire solo su internet. O tramite VareseNews, o con il sito della Legabasket: una sofferenza non essere mai al palazzetto. Inoltre, faccio ritorno a Buguggiate solo d’estate quando il campionato è fermo; però almeno in quel periodo ho portato mio figlio a vedere le amichevoli estive del Varese al “Franco Ossola”».
Un passato da giocatore e allenatore nelle categorie amatoriali in quel di Daverio, Lorenzo da bambino ha avuto l’occasione di vedere da vicino i grandissimi che vinsero tutto. «Mio nonno Ernesto Franchi era professore di educazione fisica e qualche volta mi portava con lui a vedere gli allenamenti di quella che era stata la Grande Ignis. Ho un ricordo nitido di Dino Meneghin con il braccio ingessato, di Aldo Ossola e di altri mostri sacri. Poi come dimenticare un giocatore esaltante come Kevin Magee o la DiVarese di Isaac e di Vescovi alla quale ero abbonato. Sono queste le figure a cui sono più legato anche perché nel 1999, mentre i Roosters vincevano la Stella, io vivevo già lontano, in Irlanda. Ma sempre con il cuore al palazzetto».
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