“Aria inquinata? Colpa di camini e stufe”
Secondo i dati dell'ultimo monitoraggio di Regione Lombardia alla base della metà delle emissioni di PM10 c'è la combustione del legno. Occhi puntati anche su motori diesel e settore agricolo
Belli da vedere, in grado di creare un’atmosfera unica ma estremamente inquinanti. Camini e stufe sono infatti i responsabili di quasi la metà delle emissioni di PM10 nell’aria della Lombardia.
A dirlo è l’ultimo monitoraggio del Piano Regionale Aria che è stato presentato dall’Assessore all’ambiente Claudia Terzi. «Il trend emissivo e di qualità dell’aria dei principali macroinquinanti è in continuo miglioramento negli ultimi anni -spiega Terzi- ma viene confermato il ruolo delle combustioni delle biomasse legnose che sono responsabili di circa il 45 per cento delle emissioni del Pm10 regionale». Un fenomeno, quello dei riscaldamenti a legna e a pellet, in costante aumento e che proprio per questo ha portato la regione ad avviare un primo censimento: «Al 31 gennaio 2016 risultano censiti al Catasto Unico Regionale degli Impianti Termici oltre 16.500 impianti a biomassa legnosa ed entro pochi anni avremo una mappatura completa di tutti gli impianti presenti in Lombardia».
Gli occhi sono puntati proprio sui vari tipi di impianto considerando che -ad esempio- un camino con vetro inquina meno di uno aperto ma entrambi inquinano più di una stufa a pellet. Una situazione complicata dato che, a livello di riscaldamento globale, i combustibili fossili creano un eccesso di anidride carbonica (quella immagazzinata sotto terra per milioni di anni, ndr) e proprio per questo la Regione vuole lavorare nell’efficientamento degli impianti a biomasse.
Ma non solo. Regione Lombardia punta il dito anche altre tipologie di inquinatori: le motorizzazioni diesel che emettono azoto e le produzioni agricole, responsabili da sole di quasi la totalità della presenza di ammoniaca nell’aria. In questo senso la regione, continua Terzi, «ha richiesto ancora al Governo a inizio anno i fondi necessari per realizzare diversi interventi strutturali: due miliardi di euro (1 per erogare incentivi per accompagnare le misure di limitazione della circolazione dei veicoli più vecchi e inquinanti e 1 per lo sviluppo del trasporto pubblico locale) ma senza trovare risposta».
In ogni caso, se da un lato senza risorse rilevanti «non è pensabile di introdurre nel breve periodo ulteriori limitazioni a nuove categorie di veicoli» dall’altro «come Regione stiamo comunque facendo tutto quanto è nelle nostre possibilità» puntando ad esempio «sullo sviluppo della mobilità elettrica con bandi e infrastrutturazioni delle reti di ricarica».
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