Il Timo ed altre piante

A caccia di piante e fiori per i sentieri del parco del Campo dei Fiori

Il timo

 

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Il Timo e altre piante nel Parco del Campo dei Fiori 4 di 16

Il giorno 5 giugno con la moglie decidiamo di uscire al mattino e, visto che il tempo sembra contrastato in ogni parte decidiamo di andare verso l’ex cascina la Tagliata sulle pendici del M. Chiusarella, imboccata la strada che da S Ambrogio porta a Bregazzana, proseguiamo fino ad incontrare, sulla sinistra la via del Molinetto, che imbocchiamo a velocità molto ridotta, superato il ponte sul fiume Olona si svolta a sinistra per poi girare a destra e ci si ritrova in una salita asfaltata ma col lato destro che tende a scivolare verso il basso, percorsi una settantina di metri posteggio l’auto in un’ampia piazzuola in corrispondenza della prima curva ci sarebbe la possibilità di parcheggiare più avanti ma le nubi sempre più vicine mi hanno invogliato a scendere il prima possibile.

Torno per controlla la fioritura dell’Erba cucco (Cucubalus baccifer) ma le piantine che ho visto sono ancora di modeste dimensioni, risalgo e vedo mia moglie che mi aspetta davanti ad un sentiero di possibile risalita ma decidiamo di proseguire ed entriamo nel bosco alla sbarra della sede del Gulliver, con buona sorpresa notiamo che sono maturi e quindi facciamo la salita raccogliendo e mangiando i mirtilli che sono gustosi; alla pozza della Tagliata ci sediamo su una panchina del Campo a riprendere fiato e goderci un paesaggio che in una serata piovosa di fine maggio attestarsi le truppe comandate da Garibaldi nei primi giorni della II guerra d’indipendenza.

Propongo alla moglie di proseguire oltre la ex cascina Tagliata lungo il sentiero a destra della costruzione e, arrivati lì, prendere quello più a destra perché ci avrebbe consentito di fotografare un cespuglio di Rosa selvatica comune (Rosa canina) (1) di almeno 2 mq, i caratteri di riconoscimento sono la foglia composta da 7 foglioline e l’altezza dl fusto di norma inferiore al m, questa rosa è comune in tutte le zone collinari della regione; ritornati nel prato ai bordi dove l’erba fatica a crescere troviamo una bella macchia di Timo comune (Tymum serpyllum) (2) che si ritrova anche nei vecchi cortili delle antiche dimore signorili per le qualità stimolanti e la capacità di agire favorevolmente contro le cefalee che gli erano riconosciute; anche i piccoli erbivori sono ghiotti di questo vegetale; anche il Fiordaliso montano (Centaurea montana) (3) simile al Fiordaliso di Triumfetti dal quale si distingue per avere tutte le foglie con i bordi lineari. Per il ritorno decidiamo di utilizzare il sentiero che circonda l’intero prato, percorsi una cinquantina di m vediamo sulla destra una Rosa a foglie coriacee (Rosa caesia) (4) alta un paio di m e ancora ricca di fiori di un colore rosa tenue. Completato il giro del prato sii inizia la discesa che conduce all’attuale centro Gulliver nel tratto di discesa si notano numerosi Raponzoli montani (Phyteuma betoniicifolium) (5,6) infiorescenza comune nei boschi prealpini che lo scorso anno non mi è riuscito fotografare perché la fioritura dl Raponzolo è coincisa con un periodo di forte piovosità invece quest’anno ho avuto la fortuna di incontrarne di colori diversi il blu più o meno scuro è il colore più comune mentre il bianco si presenta più raramente; più giù, quasi all’altezza della ex cascina, un cespuglio di arbusti di Sambuco comune (Sambucus nigra) (7) mi offre l’occasione per una foto con l’infiorescenza senza che la moglie mi inviti a cogliere le infiorescenze i cui petali li usa nella preparazione di biscotti apprezzati dalle figlie e dai vicini di casa. Siamo così arrivati alla sede del Gulliver ma devo scendere ancora perché ho parcheggiato ad un terzo ca. della salita mia moglie mi precede di qualche metro e mi segnala una Barba si capra (Aruncus dioicus) (8) fiorita mia moglie chiede se il fiore sia maschili o femminile la mia risposta è stranamente sicura si deve trattare di un’infiorescenza maschile perché le maschili sono le prime a sbocciare le femminili seguono intanto intravvedo fra le erbe una felce che a questa altezza è la prima volta che mi capita di vedere si tratta della Lonchite minore (Blechnum spicant) (9), secondo quanto sostenuto dai Dott. Adalberto e Gabriele Peroni nel libro su “Le pteridofite della provincia di Varese” (1997) sarebbe una felce non rara ed infatti segnala ben 34 stazioni presenti nei comuni del varesotto. Il fortuito ritrovamento di questa felce che avevo già vista in territorio di Castello Cabiaglio è dovuto alla ricerca della Paris quadrifolia ricercato negli stessi posti con risultati modesti.

Il giorno seguente essendo ancora bel tempo sono andato a Brinzio per completare il materiale per questo articolo, ovviamente solo perché di lunedì le mogli hanno i lavori di casa che le attendono. La scelta di Brinzio non sembra essere stata la più felice perché è zona normalmente umida ma particolarmente in periodi di precipitazioni quasi di ogni giorno, avvicinandomi al laghetto vedo che il Giaggiolo acquatico (Iris pseudoacorus) (10) è fiorito, purtroppo i fior in questa annata con piogge coincidenti con i periodi delle fioriture ci fanno spesso vedere i fiori meno belli di quanto non siano fissati nei nostri ricordi; evidentemente questo non è generalizzabile a tutti i fiori come ad esempio la Stregona palustre (Stachys paustris) (11) una lamiacea che si trova in ambiente del tutto simile a quello del fiore precedente è lì integra, nelle vicinanze della Stregona una serie di arbusti di Caprifoglio peloso (Lonicera xilosteum) (12) mostrano i frutti, ancora verdi e orientati verso l’alto, dopo aver fotografato questa che ritengo un curiosità perché contrasta fra l’altro la legge di gravitazione; decido di andare avanti dove la zona diventa più paludosa e ho la sorpresa di vedere la Cariofiliata dei rivi (Geum rivale) (13) che in realtà è stata una sorpresa perché è un fiore che tipicamente rintracciabile in palude Brabbia ma non mi è mai capitato di vedere a Brinzio; dopo essere arrivato alla presa d’acqua dell’acquedotto e non avendo trovato nulla di quello che stavo cercando decido di ritornare quando i miei occhi vengono colpiti da una serie di piccoli fiori di un giallo particolare che non sono in grado di riconoscere perché è la prima volta che li vedo a casa poi li identificherò come Mazza d’oro dei boschi (Lysmachia nemorum) (14) una primulacea abbastanza rara nei nostri boschi, finalmente vedo alcuni esemplari di Veratro comune (Veratrum album) (15) una liliacea molto diffusa nel parco, è pianta velenosa in tutte le sue parti anche se la farmacologia rinascimentale lo ha utilizzato nella cura delle malattie veneree da ultimo una foto del Fior d’angelo (Philadelphus coronarius) (16) filadelfiacea non spontanea alle nostre latitudini ma presente perché si è naturalizzata in alcuni casi.

Teresio Colombo

di
Pubblicato il 15 Giugno 2016
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