La “folle” settimana della politica bustocca
Dal primo consiglio comunale alla crisi, dalle sospensioni alle espulsioni. Ecco tutto quello che è successo nella più strana settimana che la politica di Busto Arsizio abbia mai vissuto
Un voto solo. Mariani 11, Farioli 10. E’ stata la scintilla di un solo voto durante l’elezione del presidente del Consiglio Comunale ad aver fatto scoppiare l’incendio della politica bustocca, facendo traballare la maggioranza uscita dalle urne poco più di un mese fa.
Un incendio che è divampato in pochi istanti, incontrollato. Nel giro di poche ore è successo un mix di situazione che a Busto Arsizio non si è mai visto: Forza Italia ha ufficializzato una crisi di maggioranza, Matteo Salvini ha sospeso tutti i consiglieri leghisti eletti in città, la sezione locale del carroccio è stata commissariata e hanno iniziato a cadere le teste. Tante teste.
La prima è stata quella di Giampiero Reguzzoni che è andato oltre la richiesta di consegnare le dimissioni in bianco al partito, lasciando ufficialmente Palazzo Gilardoni (anche se in questo caso potrebbe aver pesato il fatto che lui è consigliere regionale). Chi invece è solo al primo step è il resto della compagine leghista: Alessandro Albani, Paolo Licini, Gianfranco Tosi, Livio Pinciroli e anche Paola Reguzzoni. Tutti si sono allineati alla linea di un partito che sta navigando in acque agitatissime, ma che in ogni modo sta cercando di spegnere l’incendio.
La mattina dopo il caos del primo consiglio comunale non è infatti un caso che il segretario provinciale della Lega, Matteo Bianchi, si sia precipitato nell’ufficio di Antonelli per cercare di disinnescare la bomba che avrebbe potuto far saltare l’intera maggioranza. Una mediazione che sembra essere riuscita ma che non ha ancora disinnescato la situazione dal momento che le matasse da sbrogliare rimangono tante.
Primo: il futuro di Gigi Farioli. Per lui, l’uomo uscito con più preferenze dalle urne, si è vociferata la possibilità di un ingresso in giunta ma la circostanza è stata smentita sia dal diretto interessato che dal sindaco. Secondo: la Lega Nord. Il vincolo messo da Antonelli per continuare l’avventura alla guida della città è che il carroccio vada fino in fondo che, tradotto, significa neutralizzare Paola Reguzzoni. Una linea che il carroccio ha seguito alla lettera, votando venerdì sera per la storica espulsione dal partito della Reguzzoni.
Che tra Reguzzoni e Antonelli non scorresse buon sangue è chiaro a tutti fin dal momento della scelta del candidato del centrodestra. Una situazione che poi venne risolta ricorrendo alle primarie che –forti della partecipazione di quasi 4.000 persone– rinsaldarono la coalizione, arrivando alla vittoria al primo turno. Ma quella enorme partecipazione nessuno fu in grado di interpretarla in modo univoco: straordinario esempio di partecipazione popolare o sintomo di una guerra tra candidati che hanno cercato di mobilitare tutte le truppe possibili? La risposta sembra arrivata qualche mese dopo.
Ora il prossimo capitolo da scrivere in questa storia è tutto nelle mani di Paola Reguzzoni: dovrà decidere se andare fino in fondo dimettendosi definitivamente dal consiglio comunale o rimanere a rappresentare il mezzo migliaio di cittadini che hanno espresso la propria preferenza per lei. Va comunque precisato che sia Paola che Giampiero Reguzzoni hanno giurato di aver votato per Farioli durante l’elezione per la presidenza. Nessuno può saperlo -dal momento che il voto è stato segreto- ma se questo fosse vero la strada per Emanuele Antonelli si farebbe ancora più difficile. E tutto questo è successo per un solo voto.
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