“Non faccio politica, ma studio i numeri”

L'assessore Ivana Perusin si racconta. E' la manager a cui il sindaco ha affidato il compito di dimezzare tutti i tempi del commercio

giunta varese 2016

E’ stata chiamata per dimezzare la burocrazia del commercio a Varese. Ivana Perusin, 42 anni è l’assessore alle attività produttive e semplificazione, viene da una multinazionale, e ama parlare dopo aver guardato i numeri. Oggi è alla pianificazione finanziaria della Whirlpool ma è entrata in azienda a soli 20 anni, con una selezione, dopo che aveva ottenuto un voto molto alto alla maturità, conseguita all’ITC Daverio, sezione A.

“All’epoca avevo fatto solamente un esame all’Università dell’Insubria – racconta – ma decisi di accettare il lavoro a tempo determinato alla Whirlpool. Ho studiato e lavorato per alcuni anni. Ho anche fatto la venditrice di profumi all’iper mentre studiavo, poi ho iniziato una lunga trafila nell’azienda multinazionale che mi ha portato dove sono ora”.

giunta varese 2016

L’assessore al commercio spiega che continuerà a lavorare in azienda.

“Sì, rimarrò in azienda – osserva- ce la posso fare perché ho un team di persone con cui collaboro che mi darà una mano”.

Lavoro, comune di Varese, famiglia. Nel frattempo aspetta anche un bambino. Ha altri progetti?
“No no…direi che ne abbiamo a sufficienza…(ride, ndr)”

Facciamo un passo indietro, come è diventata assessore?
“Sapevo che Davide Galimberti stava cercando una figura femminile e manageriale. Ci siamo incontrati di persona e ne abbiamo parlato. Poi mi ha scritto un messaggio chiedendomi se me la sentivo di occupare quel posto”.

E che cosa ha pensato?
“Ne ho parlato in azienda e ho fatto le verifiche opportune. Si tratta di un impegno che mi porterà per diverse ore lontana dal lavoro ed era corretto parlarne con i miei capi”.

Il sindaco lo conosceva già?
“No, ci siamo conosciuti da pochi giorni”.

Era una sua aspirazione fare l’assessore?
“In realtà no, il mio sogno era poter fare qualcosa per la mia città. Sono varesina e amo Varese. Speravo di aver questa opportunità ed è arrivata”.

Come farà a conciliare tutti gli impegni?
“Mi ritengo una donna normale, del 2016. So organizzare il tempo, d’altronde fa parte del mio lavoro. Lo farò dettando le priorità e mettendo in ordine le cose da fare. Inoltre è vero che ho due figli; la più piccola ha 3 anni ma il grande ne ha 20 e dunque è già capace di gestirsi”.

Sarà assessore a tempo pieno anche durante la gravidanza e oltre?
“Sì certo, salute permettendo e se il Signore mi aiuta, sicuramente”.

Che cosa ha votato alle elezioni?
“Preferisco non rispondere. Sono stata chiamata davvero per fare un lavoro tecnico e non ho dietro logiche politiche”.

Non ha mai fatto politica?
“Mai”.

Si riconosce in qualche area culturale come pensiero?
“No, più che altro ho sempre lavorato tanto”.

Ma nemmeno una associazione, una simpatia?
“Lo so che c’è questa curiosità, ma io vorrei restare asettica dal punto di vista politico. Sono una professionista. Non mi intendo di logiche politiche e non mi interessano”

Veniamo al suo ruolo in assessorato, che aspettativa si è fatta?
“Sono assessore da pochi giorni, ora sto sfacendo delle analisi. Il sindaco mi chiede di lavorare sull’attrattività della città, dunque una scelta vincente è quella di ridurre del 50% i tempi delle autorizzazioni e tutti i tempi dei permessi. Bisogna inoltre sostenere il commercio il più possibile”.

Come?
“E’ presto, mi lasci un attimo di tempo per capire. Per metodo sono abituata che prima bisogna fare uno studio sui fenomeni, per capirli, e poi si va ad agire”.

Che primi passi farà?
“Mi piacerebbe vedere un’analisi della situazione attuale. Vorrei prima studiare numeri e statistiche, ad esempio quanti negozi ci sono, quanti aprono, quanti chiudono, e in quanto tempo si riesce a dare una autorizzazione in media”.

Un’idea da sottoporre al sindaco?
“Inserire degli strumenti di valutazione in questa analisi del commercio in città.Tradotto dall’inglese, che si facesse un lavoro di isolamento delle performance”.

Come?
“Un piano per capire tempi, ostacoli, ritardi e come rimuoverli”.

Come vede la situazione del commercio a Varese?
“Posso dire che vedere i negozi di Corso Moro che chiudono, mi fa stare male”

Pensa che le zone pedonali facciamo bene al commercio?
“Prima di rispondere voglio parlare con i commercianti. Ho una mia percezione, ma non voglio farmi influenzare. Ho bisogno di dati oggettivi per fare delle valutazioni”.

Questa suo approccio pragmatico forse sarà una novità in assessorato. Cosa si aspetta di portare come vantaggi con il suo metodo?
“In azienda ho capito che le complessità eccessive portano ritardi e costi aggiuntivi. Bisogna invece lavorare dove ci sono opportunità per portare ricavi aggiuntivi. Mi impegnerò per lavorare in team e farmi carico dei problemi. Ho imparato che la diversità e il confronto sono dei valori. E che le decisioni arrivano dalle sintesi anche di queste cose”.

Roberto Rotondo
roberto.rotondo@varesenews.it
Pubblicato il 12 Luglio 2016
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