“Un incidente ha fermato il mio viaggio, non i miei sogni”
Da Besnate a Ulan Bator in scooter per sfidare il cancro, ma l'avventura di Giovanni si è fermata a metà. Senza rimpianti e con la voglia di riprovarci
L’avventura di Giovanni Parolo è finita poco oltre la metà del viaggio, quando col suo scooter è finito sull’asfalto, con la testa spaccata, le costole e una clavicola rotte. Il suo amico Florio che era qualche chilometro più avanti ed alcuni passanti hanno chiamato l’ambulanza e Parolo è stato trasferito in ospedale: era il 19 giugno, una settimana e qualche giorno dopo la partenza per il viaggio da Besnate a Ulan Bator, il sogno di questo 57enne malato di cancro.
L’incidente (casualità o rapina, non si saprà mai) non ha però fiaccato l’animo di Giovanni Parolo che piano piano sta riprendendo dei ritmi di vita normali. La clavicola dovrà essere operata, ma solo quando gli ematomi in testa saranno riassorbiti del tutto. Per il resto ci sono tanti ricordi e molte cose positive: «Sono stato tre settimane nell’ospedale di Nižnij Novgorod, città della Russia centrale a circa 400 chilometri da Mosca e a 4 mila da Ulan Bator. Mi hanno curato benissimo, l’ospedale dove sono finito è uno dei migliori di tutta la Russia per quanto riguarda la neurologia. Mi hanno ricucito senza operarmi ed è fortunatamente tutto a posto. Non ricordo nulla dell’incidente (sono spariti 750 euro, ma non i documenti), so che quando mi sono svegliato ho chiesto al mio compagno di viaggio in che albergo eravamo. Poi mi hanno detto che mi avevano già dato l’estrema unzione per come ero messo male. In Italia sono tornato in treno, 6 giorni di viaggio con medico al seguito: non potevo volare, mia moglie e i miei figli non sono potuti venire, troppo lungo il viaggio e troppo complicato il rientro nelle condizioni in cui ero».
I medici che lo hanno visitato in Italia lo hanno trovato bene, nessun danno permanente, nessun peggioramento della situazione medica pregressa: «Il neurologo di Busto mi ha detto: “Lei non muore proprio mai!” – scherza Parolo -. Ho preso una bella botta, devo avere un angelo custode molto forte. Sono sempre più convinto che non sia successo per caso, non mi sono chiesto perchè e non ho rimpianti. Una sola cosa non mi è piaciuta: la colazione a base di würstel, verza e patate in ospedale…In Mongolia ci vado quando mi rimetto del tutto, con mia moglie stavolta, in macchina».
L’esperienza del viaggio e dell’incidente ha permesso a Parolo di riscoprire vecchie amicizie e scoprirne di nuove. E c’è stata anche l’opportunità di fare un gesto solidale che lo rende orgoglioso e felice: «In molti mi hanno scritto, sono venuti a trovarmi, sento che mi vogliono bene – racconta -. Ho incontrato tante belle persone, gentili e positive. In ospedale il mio interprete, quello che mi ha dato l’estrema unzione, era un prete, don Mario Beverati, argentino di origini italiane, parroco di Nižnij Novgorod. Quando era a Buenos Aires era molto amico di Jorge Mario Bergoglio, Papa Francesco. Ha aiutato mia moglie rassicurandola. Gli ho donato lo scooter: mi ha ringraziato con un messaggio commovente via mail, sono felice di aver reso felici altre persone. La mia data di scadenza? È lì, la guardo e sono felice di essere ancora al mondo».

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