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Alex e Assunta, Bebe e Federico: i sorrisi della Paralimpiadi
Una storica giornata per l'Italia a Rio, anche a tinte varesine. Per Morlacchi è la terza medaglia, Vio fa la storia della scherma
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Due conferme coi fiocchi, un sogno realizzato, un’altra perla in una collana che si fa lunghissima. La giornata di ieri – mercoledì 14 – alle Paralimpiadi di Rio de Janeiro ha lasciato in eredità all’Italia un poker di storie da prima pagina, con tanta Varese al loro interno.
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Alex Zanardi, proprio 15 anni fa, perdeva entrambe le gambe in un tremendo incidente di gara in Germania, a bordo di una vettura di formula Cart. E ieri ha ripetuto uno dei due ori già vinti a Londra nella handbike, la specialità paralimpica che si disputa su speciali cicli spinti a braccia. Il tutto a 50 anni, perché volontà, talento e forza fisica possono non avere età.
E che dire di Assunta Legnante? Come Alex, una vita da sportiva ai massimi livelli nell’atletica leggera, fino a una malattia che le ha fatto perdere la vista. Non i muscoli, non la tecnica: e così la campionessa di Frattamaggiore si è presa a livello paralimpico quelle medaglie internazionali che aveva avvicinato da normodotata. L’ultima stanotte, oro nel “suo” lancio del peso, ennesima conferma del suo status di “numero uno”.
E poi eccoci a noi. Dopo cena l’Italia si è commossa a veder urlare di gioia Beatrice “Bebe” Vio. Che varesina non è, ma che a Varese conosciamo bene grazie al suo grande amico Roberto Bof: l’abbiamo vista sul palco del “Vela” in una delle serate dedicate allo sport per disabili, l’abbiamo accompagnata al palazzetto (quello di Masnago, ma anche quello di Venezia) per tifare la – allora – Cimberio e per fare qualche foto ricordo con i giganti del basket. Una passione, quella di Bebe, enorme per ogni tipo di sport e per la vita che ne hanno fatto un simbolo. Ma anche un simbolo ha bisogno di vittorie per essere tale, e a Rio è arrivata quella più bella, l’oro Paralimpico nella finale contro la cinese Zhou. Due minuti prima dell’ultima stoccata la giovane di Mogliano Veneto si è presa un’involontaria fiorettata alla nuca: via la maschera, al di sotto la Bebe di sempre. Anche nella smorfia di dolore il sorriso a incorniciare quella scena inconsueta.
E poi, per fortuna, ci ripetiamo ancora parlando di Federico Morlacchi. Il 23ennne di Luino, portacolori della PolHa Varese, nella notte italiana ha conquistato la terza medaglia in quattro gare fino a qui disputate. Morlacchi ha centrato l’argento nei 100 rana in 1’12″68, secondo soltanto allo spagnolo Oscar Galisteo Salguero. Con questo risultato Federico eguaglia – nel numero – le tre medaglie vinte a Londra 2012, ma a Rio il suo palmares parla di un oro e due argenti. Standing ovation, per lui e per tutti gli altri.
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