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“Tagli insostenibili”. Max De Aloe si dimette dal Gallarate Jazz Festival
A tredici anni dalla prima edizione, il fondatore e direttore artistico lascia. "Ridotte le risorse del 60% rispetto al 2015, impossibile garantire un festival"
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L’amministrazione comunale conferma il taglio al finanziamento del Gallarate Jazz Festival e Max De Aloe, “anima” e direttore artistico dell’apprezzata manifestazione, si dimette.
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«Sono stato convocato ieri dall’assessore alla Cultura Isabella Peroni speranzoso di una volontà di rimettere mano, almeno in parte al budget, ma così non è stato» spiega De Aloe in una nota resa pubblica anche sui social. «L’assessorato ha semplicemente confermato la stessa esigua disponibilità economica» «Nulla è cambiato e come ho preannunciato mi sono dimesso dall’incarico di direttore artistico del Gallarate Jazz Festival. Ribadisco l’idea che non si possa abbassare troppo la qualità di un festival che ha abituato il pubblico ad artisti importanti e concerti di buon livello. Neanche è possibile pensare di ridurre i giorni di programmazione. Tre giorni sono il minimo per il quale un festival possa essere definito tale».
Il taglio preventivato per l’edizione 2016 è particolarmente corposo e De Aloe lo quantifica così: «Da un calcolo più attento il taglio di quest’anno rispetto all’anno scorso è del 60% ed è del 75% rispetto ai suoi budget storici».
Ma di che cifre stiamo parlando? «Sarebbero bastati 3 o 4 mila euro in più rispetto al taglio ma la volontà di questo “sforzo” non c’è stata. Ho ricevuto molti inviti in questi giorni da parte di cittadini gallaratesi appassionati di musica a non mollare. Ma, invece, mi sembra giusto farlo nel nome dei principi minimi di qualità che ho sempre voluto offrire al pubblico sia come di direttore artistico, sia come di musicista. Non riesco a trattare la musica come merce di scarsa qualità di un discount».
«Mi costa ovviamente molto dolore abbandonare un festival che ho creato tredici anni fa e che ho cullato con attenzione e passione, in tutte le sue edizioni, in tutti i suoi concerti. Ricordo ognuno dei circa trecento musicisti che sono passati da qui. Grandi artisti o emergenti che fossero».
Sembra una scelta definitiva e De Aloe si lascia andare anche ai ringraziamenti per un’esperienza durata anni e che ha coinvolto artisti ma anche altre istituzioni culturali cittadine: «oltre ai musicisti, i fonici, i noleggiatori di strumenti musicali, i gestori di teatri, i molti fotografi, i didatti, i ristoratori, gli insegnanti e gli allievi del Cem di Gallarate, i grafici, i tipografi, le maschere, i cassieri dei teatri, i pochi dipendenti comunali e i pochi assessori collaborativi, gli uffici stampa, gli addetti alla promozione della fu fondazione Culturale di Gallarate, la pro loco Gallaratese, il Maga e la vecchia Gam di Gallarate, Carù Libri e Dischi, i vecchi pionieri del jazz club di Gallarate dei tempi che furono che mi sono sempre stati solidali, i tanti amici e soprattutto e sempre il pubblico. Ringrazio anche chi in questi giorni come Paolo Fresu ha speso belle parole su questo festival o come Ada Montellanico, presidentessa dell’associazione musicisti italiani di jazz che ha così scritto in un comunicato stampa “Il Gallarate jazz festival è da anni uno dei più apprezzati jazz festival italiani sia per l’alto livello della proposta artistica sia per essere un appuntamento importante per tutti quelli che amano una musica d’arte come il jazz, che mai come ora richiama un pubblico sempre più vasto. È un bene prezioso per tutto il mondo del jazz che non può essere disperso. MIDJ l’Associazione nazionale dei Musicisti di jazz sostiene il Gallarate jazz festival” In chi lavora con e per la musica ho sempre trovato passione, volontà e rispetto, elementi che trovo raramente nella politica. Forse è per questo che mi trovo a disagio con i politici. So della volontà dell’assessorato di continuare comunque a fare il festival. Ci saranno sicuramente persone più capaci di me a condurlo ma, sinceramente, spero che non siano solo più capaci di abbassare i cachet già esegui dei musicisti in Italia. Io ho un’altra visione delle politiche culturali. Con il mio pubblico ci vedremo su altri palchi. Buona musica a tutti».
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