Tra numeri e dubbi Accam presenta nuovi scenari
Svelato ai consiglieri comunali il piano industriale che verrà votato dai soci il 10 ottobre. Tre le ipotesi rimaste in piedi (con spegnimento nel 2021) con o senza impianto dell'umido. Contrari 5 Stelle e comitati
Accam ha presentato, giovedì in commissione, il piano industriale propedeutico all’approvazione del bilancio 2015, che verrà portato in assemblea ai soci il prossimo 10 ottobre. Il presidente del consiglio di amministrazione Marco Pigni, lo ha presentato iai consiglieri comunali, specificando che è stato realizzato su indicazione della mozione del 18 luglio 2016, votata dall’assemblea, che sposta nuovamente la chiusura dell’impianto dal 2017 al 2021.
Attraverso la relazione di Francesco Chiarelli è stato svelato l’orientamento che Accam ha dato dopo la scelta di accantonare l’ipotesi di chiusura al 2017, precedentemente votata. Ora i tre scenari presi in considerazione parlano di chiusura al 2021 dell’impianto di termovalorizzazione con tre possibilità: costruire nel sito di Borsano un impianto di compostaggio e biogas da 40 mila tonnellate annue, costruirne uno più piccolo da 28 mila oppure non costruire nessun impianto. Tutte e tre le ipotesi, inoltre, comportano un adeguamento alle normative per i fumi che costerebbe almeno 4 milioni di euro e un impianto di spremitura dell’umido da 450 mila euro.
Secondo Chiarelli in tutti e tre i casi Accam continuerebbe ad operare riconvertendo i suoi 29 dipendenti alla nuova vocazione di raccolta, imballaggio e spedizione del rifiuto solido urbano e di trattamento dell’umido. Lo scenario che prevede la chiusura dell’impianto di termovalorizzazione nel 2017 – specifica Chiarelli – comporterebbe una svalutazione complessiva di 18 milioni di euro con un costo stimato dai 2,5 agli 8 milioni per il ripristino dell’area, in base alla scelta di costruire o no l’impianto dell’umido.
L’impianto per la Forsu presenta costi di realizzazione diversi in base alla grandezza dell’impianto che si sceglierà di realizzare: quella da 40 mila tonnellate costerebbe 11 milioni mentre quello da 28 mila costerebbe un po’ meno.
La scelta se costruirlo e di quale dimensioni dipende da cosa faranno Legnano e Amga che stanno proseguendo nell’iter per la realizzazione di un impianto Forsu per il biogas a poche centinaia di metri in linea d’aria da Accam. Il tutto in un territorio di riferimento che produce 48 mila tonnellate all’anno di umido.
Lo studio ha presentato anche soluzioni per abbassare le tariffe di conferimento che, comunque, rimarranno più alte rispetto a quelle dei concorrenti. Il piano chiede ai comuni soci contratti di conferimento a lungo termine per assicurare un afflusso sufficiente al mantenimento dei delicati equilibri di bilancio.
La confusione sotto il cielo dei camini di Borsano è stata messa in luce da diversi consiglieri di opposizione a partire da Claudia Cerini dei 5 Stelle che ha messo in luce la contraddizione dei due impianti di Forsu gemelli previsti a Borsano e Legnano e delle tariffe: «E’ stato presentato un piano industriale che giustifica lo spostamento della data di spegnimento ma non offre alcuna garanzia per il futuro – ha detto la consigliera – come è possibile pensare che una società che continua ad essere in perdita, possa migliorare i propri conti spostando di qualche anno la chiusura del suo core business. E la fabbrica dei materiali? Sparita dai radar». I 5 Stelle lamentano anche il fatto che il documento è stato visionato dai consiglieri di maggioranza mentre le minoranze non hanno ricevuto il piano industriale.
Dubbi anche da parte di Paola Reguzzoni che boccia senza se e senza ma lo studio: «È incompleto, mancano molte voci e presentate costi che potrebbero essere minori o maggiori di come li avete indicati, ad esempio quelli di bonifica». Stroncatura anche da parte dei comitati contro l’inceneritore che – attraverso lo storico portavoce Adriano Landoni – esprime tutto il suo disappunto: «Chiudere nel 2021? Significa accettare 100 ricoveri per malattie cardiovascolari in più. Non vogliamo più farci prendere in giro».
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