La Fim Cisl si interroga sulla riforma costituzionale
Un direttivo dedicato ai temi oggetto del prossimo referendum costituzionale. Ballante: «Il mondo del lavoro non è avulso dalla realtà e pertanto deve interrogarsi, informarsi e conoscere per essere consapevole»
I metalmeccanici della Cisl dei Laghi hanno dedicato un direttivo alla riforma costituzionale oggetto del referendum del prossimo 4 dicembre. Non è certo una novità perché la Fim è da sempre abituata a confrontarsi con le questioni di attualità, a maggior ragione se si tratta di argomenti delicati come il cambiamento della suprema carta. Durante il direttivo, che si è tenuto a Lomazzo in provincia di Como, si è parlato sia della riforma nel suo complesso sia sulle specifiche ricadute nel mondo del lavoro, dell’economia e dell’industria. «Ritenere che il mondo dei lavoratori – spiega Mario Ballante (foto sopra), segretario della Fim Cisl dei Laghi – sia confinato solo alle questioni sindacali o strettamente legate al lavoro è un errore. La fabbrica non è avulsa dalla realtà ma ne è parte attiva e come tale non può ignorare quanto sta avvenendo. Sia chiaro, il nostro non è un giudizio politico ma una naturale volontà di capire perché quando c’è informazione e conoscenza, aumenta la partecipazione e la consapevolezza».
Dopo l’introduzione di Ballante, è intervenuto il costituzionalista Federico Furlan, professore ordinario di diritto costituzionale all’Università Bicocca, a cui i presenti hanno posto vari quesiti di natura tecnica ed istituzionale alimentando un dibattito partecipato. Presente al direttivo anche Roberta Roncone, segretaria nazionale della Fim.
«Un sindacato degno di questo nome – ha commentato Roncone – non può prendere parte a scontri tra tifoserie ideologiche che contrappongono slogan, soprattutto su questioni così delicate ed importanti per il mondo del lavoro e per i cittadini quale è la riforma costituzionale. La Fim è convinta che spetti al sindacato recuperare un forte ruolo educativo per costruire una cittadinanza attiva e consapevole nel nostro Paese. E perché ci possa essere piena consapevolezza, bisogna parlare di merito e non solo di slogan, per capire cosa cambierà con la riforma per le infrastrutture, per l’economia, per l’energia, per le politiche attive del lavoro o per il commercio estero».
La Fim si è detta favorevole alla riforma perché è il tentativo di superare «alcune anomalie» del nostro Paese, prima fra tutte l‘instabilità politica. Negli ultimi 70 anni in Italia ci sono stati ben 63 governi, contro i 20 del Regno Unito e i 24 della Germania. «Questa instabilità – aggiunge Ballante – è lo specchio della mancanza di progettazione politica riformatrice di cui il nostro Paese è stato vittima, ulteriormente acuita da migliaia e migliaia di ricorsi e di contenziosi tra Stato e Regioni, proliferati dopo la Riforma del Titolo V del 2001. Oggi non è più tempo di scontri: è tempo di riforme, di fare poche cose ma tutti insieme per ridare slancio, velocità, efficienza e competitività al sistema produttivo italiano».
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