“È una riforma sbagliata, gestita in modo conflittuale”
Vincenzo Vita ospite del Coordinamento per la Democrazia Costituzionale, che si batte per il No al referendum. "Non voto su Renzi, valutate il testo"
«Un testo sbagliato, gestito in modo conflittuale». Coordinamento per la Democrazia Costituzionale della provincia di Varese, Anpi e Arci hanno ospitato a Gallarate, giovedì sera, Vincenzo Vita, senatore e presidente della Fondazione Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico. Un incontro per spiegare le ragioni del No sganciandole dalla polemica antirenziana e ancorandola invece all’analisi del testo e delle implicazioni della riforma.
La serata con Vincenzo Vita è stata proposta congiuntamente anche da Anpi e Arci. «Anpi ha aderito convintamente al Coordinamento per la Democrazia Costituzionale. Ci viene rimproverato dai sostenitori del Sì, ma è nel nostro statuto la cura della Costituzione» spiega Michele Mascella, dell’Anpi Gallarate. «Non potevamo rimanere inerti di fronte a una revisione che non ci sembra valida e che poteva essere approvata diversamente. A noi non interessa la sorte di questo o di altri governi, a noi interessano i contenuti». Mauro Sabbadini ribadisce la «posizione del Coordinamento per le Democrazia Costituzionale, di quella parte che non ha voluto assumere una posizione polemica contro Renzi e contro il governo, ma sul merito: quale Costituzione, quali vantaggi e svantaggi per il futuro. I governi durano pochi anni, una Costituzione dura generazioni».
Chi – nell’argomentare il suo No – parte dalla difesa della Carta Costituzionale, ricorda che la legge fondamentale è stata, nell’arco dell’ultimo quindicennio, tutt’altro che immutabile, dalle riforme più contestate e discusse (come quella del 2001, il “Titolo V”) a quelle approvate a larga maggioranza: «Io fui l’unico del Pd a non votare il pareggio di bilancio» ricorda Vita, che oggi non è più nelle file del Partito Democratico. L’ultima riforma viene bocciata a partire dalla procedura. Che è stata rispettosa dei numeri (e non potrebbe essere altrimenti) ma che secondo Vita risente di un clima divisivo che non si addice alla modifica della Carta in cui tutti dovrebbero potersi riconoscere. «E il clima di guerriglia innescata non è stato innescato dal No, che ha cercato di parlare nel merito dello sconquasso creato dalla modifica di 47 articoli»
Nel merito, la critica va a quasi tutti i punti della Riforma, «un testo sbagliato, gestito in maniera conflittuale, come un plebiscito sul presidente del Consiglio». Partendo dal Senato non più elettivo («la cui composizione è rinviata a una legge ordinaria tutta da capire»), che prevede doppi ruoli («non si capisce come si possa fare contemporaneamente amministratore locale e senatore») e soprattutto che crea una «moltiplicazione delle procedure legislative, quel che emerge dal celebre articolo 70, che potrebbe portare ad una paralisi della vita parlamentare». Insomma, «il bicameralismo non viene superato, ma reso più confuso».
Altro punto contestato, il «ritorno indietro rispetto al Titolo V»: «ora c’è un ribaltamento da un ammiccamento federalista ad un nuovo centralismo. E – continua Vita – non nel segno di evitare contenziosi: senza ruolo autonomo delle Regioni, le grandi opere si potranno fare senza vincoli e aggirando le obiezioni locali». E ancora il capitolo dell’Italicum, la contestata legge elettorale che viene messa in stretta correlazione, nel rafforzamento dell’esecutivo. «Il testo della riforma di Berlusconi era persino più ricco di garanzie. Ma del resto le similitudini sono richiamate dallo stesso sito del Sì».
Al di là del merito della riforma, infine, Vita critica anche l’approccio divisivo del governo, anche sull’uso dell’informazione: «Vorrei sottolineare che siamo in una evidente condizione di violazione della Par Condicio, che disciplina equa ripartizione nelle campagne elettorali a partire dalla data di indizione del referendum» dice Vita, che richiama ad esempio la presenza di Renzi in un programma tv generalista (L’Arena di Giletti) e la presenza reiterata dello spot governativo «ingannevole, che racconta il titolo della Riforma, fatto con perizia manipolatoria». Una stortura che fa dire a Vita che il quadro attuale è «peggio di quando c’era Berlusconi».
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