Dal lutto al sogno, così continua il ricordo di Mattia Varalli

Una donazione della famiglia dell'uomo morto dopo aver passato al Camelot 3SG servirà a proseguire nel progetto di coinvolgimento per le famiglie delle persone in stato vegetativo

donazione camelot

Mattia se ne è andato per sempre domenica 20 novembre. Era nella stanza che lo ospitava dal 31 maggio del 2013, da quando la grave forma di diabete della quale soffriva ha presentato il conto. Negli ultimi tre anni e mezzo di vita la casa di Mattia Varalli è stata il Camelot 3SG, nel nucleo “Tavola” riservato alle persone in stato vegetativo. E qui il ricordo di Mattia continuerà a vivere: così vogliono i sui genitori, sua sorella e i suoi parenti.

L’assegno di 3.000 euro consegnato mercoledì sera dalla famiglia Varalli al presidente Giacomo Peroni, servirà a proseguire nel progetto di coinvolgimento dei pazienti e dei loro familiari. Il locale multisensoriale inaugurato l’altro giorno è il primo passo di un lungo percorso, avviato con una prima donazione, utile ad acquistare l’impianto stereo utilizzato per creare atmosfere in grado di trasportare chi vi si immerge in luoghi lontani, magici.

“Avevo fatto una promessa a Mattia”, scrive la sorella Erika nella lettera letta durante la consegna del maxi assegno, “e tale sarà d’ora in poi il mio scopo di vita: farò l’impossibile perché tutti capiscano che chi è in stato vegetativo non è morto, non è un pezzo di arredamento da abbandonare al proprio destino, ma è ancora una persona che prova emozioni e che cerca disperatamente di comunicare con noi”. Erika e suoi genitori vogliono mantenere la promessa e per loro l’attivazione della nuova sala è “solo l’inizio di un nuovo, lungo e duro cammino”.

Sì, perché ora l’obiettivo è quello di fondare un’associazione per i familiari dei pazienti in condizioni in stato di veglia non responsiva, attraverso la quale ampliare i servizi a favore di parenti e aprirsi al territorio. «Questa può e deve essere l’eredità di Mattia», ha spiegato il presidente Peroni, affiancato dal vicepresidente Martino Comani, la direttrice generale Maria Caterina Putzu e la responsabile di struttura Marusca Bianco. La sala multisensoriale è dotata di una fontana a bolle per la cromoterapia, di un pannello luminoso con nove diversi giochi di luci, cielo stellato con tanto di stelle cadenti: «qui si “gioca” con luci, colori e ambienti. Qui ci sono momenti di terapia per gli ospiti e per i loro cari, assistiti dal personale specializzato».

E’ una grande famiglia di trenta persone (tra infermieri, operatori socio sanitari, psicologi, educatori, fisioterapisti, manutentori) quella coordinata da Fernando Crespi, il responsabile dei venti posti letto il cui costo è completamente a carico del sistema sanitario regionale. Una famiglia che si allarga ogni giorno ai parenti e agli amici più stretti dei pazienti. Le stesse persone che l’altra sera si sono ritrovate per scambiarsi gli auguri di Natale e che festeggeranno qui il Capodanno. Perché chi si trova in una stanza del nucleo “Tavola” “è ancora un essere umano e come tale merita tutto il nostro rispetto“, come scrive Erika, la sorella di Mattia.

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Pubblicato il 22 Dicembre 2016
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