Nessuna soluzione per la preghiera del venerdì della comunità musulmana
Nell'incontro tra sindaco e comunità, giudicato cordiale da ambo le parti, Cassani ha confermato il no all'uso di terreni pubblici. "Se trovano soluzione su terreno privato non c'è problema". Ma per ora non c'è
Il dialogo tra amministrazione e comunità musulmana non è chiuso, ma una soluzione alla preghiera del venerdì ancora manca e la preghiera rischia di saltare per la seconda settimana di fila.
Il punto di partenza è l’incontro mattutino tra il sindaco Cassani e i vertici della comunità religiosa musulmana e della sua espressione associativa, “Il faro”: un incontro cordiale – sottolineano entrambe le parti – in cui comunque è stata confermata l’indisponibilità dello spazio pubblico di via Pacinotti.
(nella foto: la preghiera ospitata in un terreno agricolo alla Boschina, il 24 febbraio)
«L’incontro è andato bene: il sindaco ci ha confermato che non ha disponibilità di una area comunale ma che possiamo ritrovarci in area privata» spiega Abdul Jabbar, referente dell’associazione Il Faro. «È stato un incontro cordiale, i responsabili della comunità sono stati gentili come son sempre stati» spiega il sindaco Andrea Cassani. Che conferma comunque i punti fermi posti nelle settimane scorso: «Loro mi avevano fatto delle promesse sul fatto che avrebbero sollecitato ai fedeli ad essere più rispettosi delle nostre tradizioni e dei nostri costumi: mi hanno confermato di non poter garantire che i singoli rispettino questi vincoli, ne ho preso atto. Hanno ammesso anche di essere in via Pacinotti senza titolo: non sapevano nulla di autorizzazioni e della delibera, essendo subentrati gli attuali responsabili da un anno ai vecchi vertici della comunità».
Per tre settimane il dialogo tra le due parti è rimasto “congelato”: saltata la preghiera collettiva del 17 febbraio, quella del 24 è stata ospitata (senza problemi) alla Boschina di Crenna, mentre quella di settimana scorsa non si è tenuta, per mancanza di uno spazio. La discussione è ripartita poi dai cancelli chiusi di via Pacinotti di tre settimane fa: «Mi hanno detto che si sarebbero aspettati un incontro prima di quel passaggio: per me – in mancanza di autorizzazioni – era un atto dovuto. Avrei potuto avvisarli, in virtù dello spirito collaborativo che stanno comunque dimostrando». Resta – inamovibile – il diniego all’uso di un’area pubblica: «sono disponibile a collaborare per maggiore integrazione delle loro comunità – continua Cassani – ma questa non può passare dall’affitto, dal comodato d’uso o da una cessione a qualunque titolo di un’area comunale. Né per la preghiera, né per Ramadan né per la Festa della Rottura».
Ma concretamente, se si trovasse a pregare in un terreno privato, la comunità troverebbe ostacoli? Cassani puntualizza, ma alla fine dice di no: «Sappiamo bene che le aree destinate al culto sono ben definite dalle norme urbanistiche, oggi non ve ne sono libere su Gallarate. Tuttavia: se qualche privato mette a disposizione terreni, se la Questura non ha obiezioni, non c’è problema. Sono persone ragionevoli, confido che troveranno la soluzione che crea il minor disturbo possibile, non all’amministrazione ma ai cittadini gallaratesi».
Clima cordiale, va bene. E intanto, i cittadini gallaratesi di religione musulmana dove si troveranno? Per ora non è chiaro e il problema rimane aperto. L’imam Djellil Ayed usa prudenza: «Con il sindaco ci siamo chiariti rispetto a quanto successo e abbiamo concordato sul fatto che non ci sono motivi per interrompere il dialogo e chiudere le porte ad una futura collaborazione. Purtroppo ci ha confermato che non ci sono terreni disponibili: le ricerche da parte nostra di uno spazio alternativo vanno dunque avanti». A meno di 24 ore dalla preghiera, lo spazio non c’è ancora: se così fosse la preghiera salterebbe per la terza volta, per la seconda settimana di fila? «Sì, è possibile che salti anche questo venerdì».
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