Monsignor Valagussa interviene sul Ramadan: “Un no senza motivazioni non aiuta il dialogo”
Il prevosto della città parla dopo il nuovo stop del sindaco ad ogni soluzione per la preghiera del mese sacro dell'Islam. "Disagio nella comunità cristiana"
«Un no senza motivazioni non aiuta il dialogo». Dopo il rinnovato no dell’amministrazione comunale alla concessione di un terreno per la preghiera nel mese di Ramadan, parla alla città monsignor Ivano Valagussa, il prevosto di Gallarate. E a distanza di un mese dal discorso in occasione dell’inaugurazione di piazza Cardinal Martini, torna a parlare con un messaggio che commenta in modo specifico la situazione creatasi in città.
«Per poter rilanciare il dialogo, è importante che non solo si risponda con dei no, ma che si motivino anche i no». Il riferimento è alle parole del sindaco Andrea Cassani, che per due volte ha ribadito il suo ad uno spazio alla comunità islamica, con un messaggio tanto perentorio quanto poco motivato. In consiglio comunale Cassani aveva scelto di rispondere all’interrogazione unitaria delle opposizioni (su quali soluzioni volesse valutare) con un provocatorio intervento di un’unica parola: «Nessuna». E oggi ribadisce il no anche alla soluzione proposta dalla comunità musulmana (l’uso temporaneo del Parco Marinai d’Italia, come già avvenne nel 2006).
Monsignor Valagussa non nasconde i dubbi sulla netta chiusura del sindaco ed esprime anche l’inquietudine del mondo cattolico cittadino. Il prevosto lo fa rimarcando implicitamente che il sindaco può fare una scelta, ma nel quadro democratico che prevede il confronto e la sintesi tra posizioni diverser: «Evidentemente dietro quel no ci sono delle motivazioni, ma oggi non possiamo raccoglierle, perché non vengono espresse. Ma servono motivazioni per poter avviare un dialogo, per capire quali soluzioni adottare per il bene della città. Una amministrazione comunale deve farsi carico dei propri cittadini, del benessere di tutte le persone che vivono in una città, della convivenza tra tutti i cittadini. Non è una questione tecnica, è limitante concepirla in questo modo. Se ci sono motivazioni o difficoltà, che siano messe sul tavolo, che se ne discuta, che ci si metta dialogo per superare le contrapposizioni».
C’è poi un altro aspetto che Valagussa richiama con lucidità, «Il secondo elemento che vorrei richiamare è che dentro a questo No non spiegato, cresce oggi anche il disagio delle comunità cristiane. Oggi non capiamo quale sia il criterio che motiva il diniego. Noi tra poco faremo richiesta per la manifestazione del Corpus Domini che attraversa le strade, i luoghi pubblici della città: quali sono i criteri che l’amministrazione segue di fronte alle richieste delle comunità?»
Intende dire che investe la sfera della libertà religiosa e di pensiero? «Le decisioni che oggi ricadono sulla comunità islamica, possono ricadere allo stesso modo anche su altre comunità religiose. Non è una scelta tecnica, è qualcosa di più. Apparteniamo ad una società in cui la democrazia è elemento centrale e importante, che passa dal confronto e dalla mediazione. Il dialogo che viene richiamato anche da Papa Francesco, che nella conferenza sulla pace, durante la visita in Egitto, ha ricordato che “l’unica alternativa alla civiltà dell’incontro è l’inciviltà dello scontro”».
In passato il mondo cattolico – con le parrocchie, con l’associazionismo – si è fatto promotore anche di iniziative di dialogo in città: oggi prevede qualcosa di simile? «Non abbiamo in programma nessuna iniziativa, oggi. Abbiamo solo le domande che nascono dentro a questo disagio che viene vissuto anche nella comunità cristiana».
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