Dalle pandillas a una scuola di eccellenza

La storia di Esmeraldas dove opera la Fundaciòn Amiga con cui collabora Terre des hommes. 1600 bambini e ragazzi ogni giorno frequentano un centro che offre scuole dalla primaria alle superiori

Ogni giorno oltre 1600 bambini e ragazzi arrivano nei locali della Fundaciòn Amiga. A loro si aggiungono donne, anziani e famiglie che possono usufruire dei vari servizi offerti dalla organizzazione.

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Siamo a Esmeraldas, una cittadina di duecentomila abitanti sul Pacifico, nel nord dell’Ecuador. Un territorio immerso nella selva e bagnato da molti fiumi. Fino a pochi anni fa era proprio l’acqua a permettere di raggiungere le comunità che vivevano più a nord o nelle zone dell’entroterra. Ora c’è la via del Pacifico che in 770 km da San Lorenzo, passando da Esmeraldas, arriva fino a Salinas.

È una zona ricca di opportunità, ma con sacche di povertà ancora enormi. Ci sono centinaia di villaggi difficilmente raggiungibili e che oltre ad essere isolati, hanno un’economia solo di sussistenza. Un centinaio di km verso nord, ai confini con la Colombia gli effetti del narcotraffico impattano con la vita delle persone e ne condizionano i possibili sviluppi.
Venticinque anni fa la situazione a Esmeraldas era pesante e non passava giorno che non ci fosse un morto tra i giovanissimi che si costituivano in “pandillas” e con queste controllavano pezzi di territorio. Spesso passare da un barrio all’altro poteva significare rischiare la vita.

“A quei tempi ero un giovane parroco nella cattedrale. – racconta padre Silvino Mina, fondatore della Fundaciòn Amiga – Dopo l’ennesimo funerale dissi basta. Io non ero diventato prete per seppellire i giovani. Così presi la decisione di fare qualcosa di concreto per cercare di cambiare quella situazione. La passione maggiore dei ragazzi era giocare a football. Già a quei tempi oltre la metà dei giocatori della nazionale arrivavano da Esmeraldas. Così invitai i giovani a venire a praticare sport. Risposero in molti e da lì cominciammo a proporre loro altre attività. Fu un successo e oggi abbiamo un ciclo scolastico completo dalla scuola primaria fino alle superiori con tre diversi indirizzi tecnici: opere civili, alimentazione e sport. Siamo gli unici ad avere questo indirizzo che è molto seguito”.

Padre Silvino parla bene l’italiano perché ha vissuto un anno nel nostro paese. Malgrado questo si esprime solo in spagnolo “perché io sono dell’Ecuador e si vede che non sono italiano”. Ha una forte ironia sulla sua negritudine e non solo su quella.
“Noi lavoriamo per fare del bene. È un insegnamento che arriva da padre Daniele Comboni a cui si ispira il nostro centro. Non sono tempi facili, ma c’è tanto bisogno della nostra opera e relazioni come quella con Terre des hommes per noi sono importanti”.

La ong milanese collabora da anni con diverse azioni. Ha un Sad (sostegno a distanza) attraverso cui alcune famiglie e realtà italiane aiutano circa 250 bambini e ragazzi di diverse comunità intorno a Rio verde. Una delle realtà si trova a Zapallito, uno dei tanti piccoli villaggi all’interno della selva a tanti km dalla città, dove se non ci fosse questa sinergia tra le diverse organizzazioni i bambini non avrebbero alcun supporto scolastico.

“Per noi avere una relazione con una organizzazione locale è fondamentale – afferma Giori Ferrazzi, delegato di Terre des hommes per i progetti in Ecuador, Colombia e Nicaragua – La nostra presenza qui è storica e lavoriamo bene insieme. Loro sono sul campo direttamente e sono in grado di recepire le richieste della popolazione locale. Gli operatori conosco le comunità e si relazionano con queste quotidianamente. Noi siamo convinti che l’aiuto migliore debba nascere a partire dall’ascolto dei bisogni che le persone e le collettività esprimono. Questo permette anche un’altra cosa fondamentale: ragazzi, adulti e famiglie si sentono protagonisti della comunità e acquistano così responsabilità. La nostra azione è quella di supportarli aiutandoli ad esempio con materiali didattici. In alcuni casi poi sviluppiamo dei progetti per la salute o in campo formativo. Per questo mantenere sempre alta l’attenzione ai temi dello sviluppo umano e sociale è centrale. La stretta relazione tra le persone che si impegnano in Italia e chi beneficia dei contributi permette di migliorare le condizioni di entrambi. Per noi è avere la consapevolezza che si può fare del bene acquisendo una coscienza più profonda e per chi vive condizioni di disagio economico è sentirsi meno soli e avere la possibilità di accedere all’educazione e avviare così un vero cambiamento”.

IL VIDEO A ZAPALLITO

Da quattro anni la Fondazione ha un dirigente con una storia molto interessante. Ricardo Batioja, nativo di Esmeraldas, fu costretto a emigrare alla fine degli anni Novanta quando la crisi economica colpì duramente tutto il paese. Ha vissuto quindici anni in Italia lavorando in fabbrica e acquisendo ruoli sempre più di responsabilità. Con lui vivevano nella zona di Orta la moglie e due figli.

“Abbiamo lavorato seriamente comportandoci sempre bene e così ora abbiamo la cittadinanza italiana e siamo orgogliosi di questo. Mia figlia vive ancora lì e sta facendo un dottorato in Economia all’Università di Bologna. Noi però abbiamo deciso di tornare a Esmeraldas perchè crediamo sia importante dare un contributo per lo sviluppo del nostro paese”.
Ricardo ha così acquisito un ruolo importante nella fondazione e ora è presidente anche del progetto per la realizzazione di alcune abitazioni sempre legate alle attività del centro.

IL VIDEO CON RICARDO

Nella struttura di padre Silvino, oltre alla scuola, ci sono laboratori e spazi di produzione.

Oggi la violenza giovanile da quelle parti è diminuita in modo significativo. La scelta fatta venticinque anni fa si è rivelata vincente e ha contribuito a sviluppare una diversa cultura rispetto al degrado e alle tensioni precedenti.
Fundaciòn Amiga e Terre des hommes sono alla continua ricerca di altri soggetti che vogliano contribuire allo sviluppo umano, sociale ed economico per aiutare bambini e famiglie di queste comunità. Aprire nuove relazioni diventa fondamentale affinché questo cammino durato venticinque anni possa continuare a portare speranza e fiducia nel futuro.

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Marco Giovannelli
marco@varesenews.it

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Pubblicato il 07 Giugno 2017
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