«Così ho ritrovato la campanella scomparsa del San Martino»
In una conferenza svelata la storia del ritrovamento di questo importante segno di religione e di storia che appartiene alla valle
Un campanella vecchia e senza battacchio. Ma tanto è bastato per far giungere una cinquantina di persone fin lassù, a Duno, la sera di sabato 1 luglio presso il salone Borgato per ascoltare il racconto di Paolo Motti sul suo ritrovamento.
Assieme allo scopritore del prezioso reperto anche Il geom. Mario Beltrami che ha introdotto la serata a nome dell’Associazione Culturale Dunese e Franco Rabbiosi, noto cultore di storia locale; tra il pubblico presenti anche il sindaco di Duno, Francesco Paglia e il prevosto di Canonica Don Gianluigi Bollini.
Un religioso silenzio ha fatto da sottofondo alle parole del giovane di Brissago Valtravaglia mentre raccontava le vicende che hanno portato al ritrovamento della campana.
«Durante un’ esercitazione del gruppo di soccorso alpino a cui appartengo – racconta Paolo – mi calai con una corda dalla parete che scende dietro l’abside dell’attuale chiesetta. Ad un certo punto appoggiando la mano al terreno sentii qualcosa di strano….»
Enorme fu la sua sorpresa vedendo che si trattava di questa campana. Tornato a valle approfondì la ricerca assieme a Franco Rabbiosi e fu subito chiaro, dalla posizione del ritrovamento e dalle incisioni sul oggetto che potesse essere qualcosa che si riferiva alla chiesetta in cima al monte San Martino, fatta esplodere il 15 novembre 1943 dalla furia nazista.
La situazione è apparsa subito molto chiara a chi conosce la storia del monte e le vicende di allora, ma non certa: un’ ancora, segno cristiano della salvezza e la croce incise sono espressione evidente che la campanella avesse a che fare con la religione (difatti in passato queste piccole campane venivano spesso usate anche sui carri trainati dai buoi).
Assieme a questi sono riportati anche il numero 4 e le lettere L U che indicherebbero il quarto capitolo del Vangelo di Luca (Le tentazioni di Cristo sul monte) e sono rapportabili alla leggenda (nata probabilmente nel 1700) del monte San Martino dove si narra della Battaglia che il santo ebbe con Satana.
La campanella, viste le piccole dimensioni, doveva essere appesa sopra la porta che introduceva al presbiterio dalla sacrestia e avvisava all’assemblea l’inizio delle celebrazioni.
Supposizioni che attendono una verifica e che ora verranno affidate a esperti di campane per accertarne la data di costruzione e confermare di conseguenza le varie ipotesi
La conferenza è poi proseguita con un simpatico e interessante dibattito tra relatori e pubblico sui vari avvenimenti di quel Novembre 1943, proprio nei giorni seguenti la ricorrenza di San Martino, che sconvolsero la valle e diedero inizio alle battaglie partigiane in Italia.
La serata è stata chiusa da Don Gian Luigi che ha ricordato l’importanza di uno strumento come le campane, che da sempre ci richiamano ad ogni momento del nostro tempo sia civile che religioso, nella gioia e nella tristezza e aspetta con emozione ed entusiasmo di avere notizie certe sull’identità dell’oggetto per poterlo ricollocare al suo posto nella chiesetta.
(cortesia di Graziano Tenconi)
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