Parole ed emozioni, 50 anni di teatro alle Arti

È l'anno della cinquantesima Stagione. Don Alberto Dell'Orto, insieme ai tanti volontari che animano la sala di via don Minzoni, ripercorrono cinque decenni d'impegno. Da Dario Fo a Strehler, ai dibattiti che richiamavano centinaia di persone, negli anni in cui si amava discutere in pubblico

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Ogni anno, di solito al venerdì mattina, arriva il giorno della prima presentazione della Stagione del Teatro delle Arti. È un appuntamento fisso, come quella a settembre di tutte le altre attività del centro culturale di via don Minzoni. Se la provincia è fatta di punti fermi e di riferimento, il Teatro delle Arti è uno di questi. Anche se non è scontato, avere un teatro con una storia così lunga e attività così articolate.
Dopo le celebrazioni del cinquantesimo tre anni fa, quest’anno tocca alla 50esima Stagione Teatrale. Il contesto in cui si muoveva il teatro era quello di una provincia laboriosa, ma in cui le occasioni culturali “alte” erano poche. «La stagione è iniziata nel 1967, quando non c’era neppure una stagione in provincia» ricorda Don Alberto. «A Gallarate dal 1945 il teatro era ridotto a proposta isolata, non c’era una vera stagione». Pochi anni prima don Alberto, insieme ad una pattuglia di giovani universitari e intellettuali della cittadina, aveva avviato l’esperienza del Teatro: il primo cineforum propose “Le mani sulla città” di Rosi, non proprio una scelta neutra: il cinema della parrocchia esordiva con la sua proposta di qualità proiettando un film di forte valore politico, che denunciava il sacco di Roma e l’intreccio tra palazzina e politica.
Fu il teatro, però, a diventare la cifra delle Arti in quegli anni. «All’inizio c’era più paura, ma c’era anche l’entusiasmo di fare qualcosa di nuovo» ricorda ancora don Alberto, affiancato oggi da volontari fidati come Elena Balconi, Riccardo Carù, Alessandro Della Vedova (fanno parte del gruppo di tanti volontari che anima la sala di via don Minzoni). Erano gli anni in cui Gallarate era un luogo di discussione e di dibattito, un po’ anomalo in un territorio che è altrimenti era noto soprattutto per la sua laboriosità. Ed erano anni del teatro come spazio pubblico, che provocava, faceva discutere, faceva uscire la gente di casa: «Dal punto di vista teatrale il maggior successo di Dario Fo. La prima volta venne con Dedalo e Icaro, all’interno aveva incluso alcuni quadri di Mistero Buffo: c’era gente ovunque. Ricordo poi Nel fondo ovvero Albergo dei poveri del Gruppo Teatro azione di Prato, con regia di Strehler, nell’anno (1968) in cui lui aveva lasciato il Piccolo. Gallarate fu l’unico posto dove fece il tutto esaurito, con uno spettacolo impegnativo. Poi un grande successo fu i Masnadieri con Gabriele Lavia e Orsini». Grandi protagonisti del teatro, artisti anche sofferti: «Luigi Vannucchi venne a Gallarate portando la storia di Pavese (Il vizio assurdo, ndr): si suicidò l’anno successivo» ricorda Riccardo Carù
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non solo teatro: dalle Arti sono passati anche grandissimi nomi del jazz
«I più grandi eventi però non sono stati legati al teatro» continua don Alberto. «Mi ricordo quando venne il vescovo Helder Camara, molto noto in quegli anni: vennero mille persone, ero tutto strapieno. E ancora don Tonino Bello negli anni Ottanta». Allora – era epoca pre-626 – si riempiva ogni interstizio libero del teatro, il pubblico si ammassava nel foyer, sulle scale, persino sul palco. «Dario Fo voleva sempre il pubblico sul palco, ogni volta si discuteva con i vigili del fuoco. Dopo il primo spettacolo tornò nel ’93 con Johan Padan a la discoverta de le Americhe, infine nel 2002 con santo Jullare Francesco, sempre con la sala esaurita». Oggi il contesto è ben diverso (lo spazio pubblico certamente meno frequentato) ma le Arti sanno ancora richiamare pubblico, con la Stagione e anche con gli altri eventi (su tutti: la qualificata e ricca proposta di Filosofarti, che fa spesso il tutto esaurito)
E ora, altri 50? »Speriamo di più. Per i 50 anni della Stagione vorrei fare un libro, che tracci la storia di questi cinquant’anni, non solo del teatro ma anche degli eventi. Un volume che raccolga il ricordo di una ventina di spettacoli importanti e tutti i cartelloni».

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 08 Luglio 2017
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