Dalle colline del Soave ai canali di Treviso

Prosegue l'avventura in sella del varesino Marco Zanini. Il quarto giorno di pedalata è dedicato al Veneto

In Ungheria in bicicletta - IV tappa

Il varesino Marco Zanini ha iniziato il suo viaggio in Ungheria, in bicicletta. Fino al 2 settembre percorrerà 4 stati e toccherà 4 laghi molto diversi tra loro: Garda, Bled, Balaton e i laghi artificiali lungo il fiume Drava (Varaždin e Dubrava). Un viaggio in (quasi) solitaria di circa 1700km con oltre 17.000m di dislivello (non seguendo sicuramente la strada più comoda) dal Brennero a Trieste, attraversando Slovenia, Ungheria, Croazia.

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In Ungheria in bicicletta – IV tappa 4 di 9

Quarta tappa: da Monzambano a Treviso

Da solo mi piace partire all’alba. Lascio il Mincio con le sue acque verdi che si mischiano coi rosa dell’alba, in direzione Verona. Da oggi pedalo col 48/11 (il rapporto più lungo della mia bicicletta) perché i km diventano molti e devo velocizzare il passo rispetto a questi primi 3 giorni.

A Verona mi fermo 5 minuti, giusto il tempo di caricarmi di frutta e vedere Castelvecchio. Subito dopo cominciano le colline del Soave. Devio, mi perdo e alla fine salgo al castello. Ormai son su, ho sbagliato strada e decido di salire ancora: mi incuriosisce un sentierino segnalato. Mi fido e vado, anche se la strada bianca diventa una stretta strada acciottolata, bellissima in mezzo ai vigneti, ma mortale perché ha una pendenza insostenibile. Mi sento di avere la bici in verticale, ho il rampichino (il rapporto più corto), pedalo in piedi, ma la bici non vuole salire. Dopo una faticaccia (che potevo anche risparmiarmi) vengo ripagato da una vista incredibile. Dopo ogni salita c’è una discesa e in più qui anche grappoli d’uva a non finire. Non mi sento un ladro perché si sa che (sono ironico) la vite su strada è collettiva. Mio nonno aveva un orto in cui gli rubavano sempre le verdure. Lui, invece che erigere muri, ha cominciato a coltivare un orto su bordo strada collettivo affinché le persone potessero attingere da quello per evitare disastri nell’orto vero (che poesia!!!). Evito Vicenza e salgo sui monti Berici: zero macchine e scenari pazzeschi.

Il vero obiettivo di oggi, però, sono le ville venete (palladiane e non). È solo un assaggio, perché non ho tempo di visitarle, ma soprattutto non mi sento proprio a mio agio: sono sudato e senza mutande. (Necessaria una spiegazione: non tutti sapranno che i pantaloni da bici col fondello si indossano senza mutande…si, lo so… suonava strano anche a me, ma sono comodissimi). Villa Piovene/Godi, Contarini, Cornaro, Cà Marcello sono una dietro l’altra lungo la ciclovia Ostiglia/Treviso: una bella ciclovia ricavata sul sedime della ferrovia abbandonata ed in più, è tutta in ombra. L’ombra è una goduria che mi permette di continuare a pedalare anche durante le ore di caldo folle. Questa ciclovia non è una pura infrastruttura ai margini, anche se separata e protetta, ma un luogo di senso pazzesco.

Arrivo a Treviso che non ho mai visto. Bella con i suoi portici e i canali. Mi fermo a scrivere in un baretto che non è certo un luogo da hipster (anzi) ma ha un balconcino affacciato sul canale meraviglioso e mi chiedo come mai sia l’unica persona che ne approfitta. (Forse perché è una birreria e a Treviso bevono solo prosecchi e spritz?)

Ps – Come faccio a perdermi che ho il gps? Ho il gps nel telefono, ho pure deciso il percorso a casa interpolando dati da google street maps, open street map, open cycle map, altitudini ecc. Mi perdo perché mi lascio incuriosire da quel che trovo, dai punti di interesse che ho segnato e dalla foga del momento. È un perdersi per ritrovarsi! Ma soprattutto è una necessità per risparmiare batteria che se si scaricasse altro che ritrovarsi!

SPECIALEIn Ungheria in bicicletta

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Pubblicato il 20 Agosto 2017
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