In bici in Ungheria: il bello della Slovenia tra salite e foreste
Sesta tappa verso l'Ungheria per Marco Zanini, che si gode i paesaggi e le salite slovene passando da 0 a oltre 1000 metri
Il varesino Marco Zanini ha iniziato il suo viaggio in Ungheria, in bicicletta. Fino al 2 settembre percorrerà 4 stati e toccherà 4 laghi molto diversi tra loro: Garda, Bled, Balaton e i laghi artificiali lungo il fiume Drava (Varaždin e Dubrava). Un viaggio in (quasi) solitaria di circa 1700km con oltre 17.000m di dislivello (non seguendo sicuramente la strada più comoda) dal Brennero a Trieste, attraversando Slovenia, Ungheria, Croazia.
Giorno 06
06 Pliskovica>Idrija 57km △1829m
Mi alzo tardi (pensavo fosse una tappa corta e facile) e faccio colazione all’ostello, un insieme di vecchie case che, leggo solo ora, hanno recuperato coi soldi UE. Carino, con le biciclette arrugginite in giro, robine ikea, ecc segue la tendenza, un po’ uniformante, a cui siamo ormai abituati. Mi viene quindi da pedalare pensando al bello: cos’è bello? Bello secondo me è qualcosa che riesce a estrarre tutto il senso di un luogo, a sfruttarne le peculiarità uniche, cioè se capace di essere unico e autentico. Questo vale per i paesaggi, ma anche per le persone. In Slovenia, per quello che ho potuto vedere fin qui, molte cose sono belle perché le sento autentiche e non solo un copia e incolla di riferimenti globalizzanti: sono belle le strutture che sorreggono le viti e anche le viti che fanno ombra in città lungo i pergolati, bella anche la successione di borghi dai campanili tutti bianchi che emergono dai verdi colli sloveni.
(scusate per le supercazzole filosofiche, ma ve le cuccate! Non ho più il mio compagno di viaggio e non vorrei far evaporare i pensieri prodotti dal pedalare…magari si continua offline davanti a una birretta che è meglio).
Pedalare in Slovenia è piacevole: non ci sono macchine e le strade son curate. L’itinerario, tra i miei due luoghi di pernottamento, non è un percorso segnato, ma un labirinto di strade e stradine che mi consentono di scollinare quell’infinito susseguirsi di creste e vedere alcuni monasteri e borghi che mi ero segnato.
Mi procura una sensazione di libertà pazzesca pedalare tra le infinite salite e belvederi in mezzo alle foreste (il 51% della Slovenia è coperto da foreste). Sono strade difficili da percorrere con altri mezzi e mi sento fortunato: sono sensazioni che non si possono comprare al supermercato.
Tutto questo zigzagare sarebbe stato veramente difficile senza gps perché l’itinerario che ho scelto è costellato da alcuni tratti che sono dei sentierini non segnalati e che ogni tanto mi fanno domandare: “ma chi me l’ha fatto fare?” (Come una salita tutta sassi di 2km che mi ha obbligato a camminare e trascinare la bici con le facce attonite degli escursionisti). Ma alla fine vengo sempre ripagato! La Slovenia non regala tutte le emergenze a cui sono stato abituato fino ad ora in Italia, dove ogni 100m c’è qualcosa (parlo anche di negozietti), ma quel che hanno a disposizione lo sanno far apprezzare. Sto scrivendo, infatti, sdraiato su un’amaca che ho piazzato a fianco delle cascatelle del Gačnic: non sono niente di straordinario, mi ricordano le Marmitte dei Giganti a Velate, si respira un’aria buona e un suono perfetto per scrivere.
Oggi dormo in cima al monte Hudournik a circa 1100 (pensare che ieri ero a 0) in una bella e autentica fattoria: stanze vecchie, ma ben curate, piccoli dettagli che fan la differenza e persone gentili ad accogliermi. Chi ha concepito questo posto si vede che ha uno sguardo nel mondo ma poi agisce bene localmente in maniera autentica (think local, act local). Son contento di aver scalato queste montagne per andare a Bled. Mi riposo in attesa della lauta cena in fattoria. Ce ne sarà bisogno perché domani sarà la tappa più estrema del viaggio! Nasvidenje
Ps: Durante una salita oggi ho incontrato dei motociclisti che mi han fatto il pollice all’insù per incoraggiarmi…tra due ruote ci si intende!
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