Grande Nord mette radici e parte dal Sì al referendum
Costituito anche il Comitato cittadino, tra i promotori Borgo e Fracchia. Il modello? "L'SVP altotesino, solo gli interessi del territorio"
Grande Nord, il movimento “nordista” guidato da Marco Reguzzoni, mette radici anche a Gallarate. «Saremo l’SVP del Nord: come gli altoatesini tedeschi, faremo solo gli interessi del nostro territorio» sintetizza al massimo Roberto Borgo, già esponente di lungo corso della Lega.
Affiancato anche da Modesto Verderio, alfiere reguzzoniano nella difficile Lonate, Borgo ha messo insieme il primo gruppo di Grande Nord a Gallarate. Tutti delusi dalla Lega? Non proprio. O meglio: non sono tutti ex leghisti, anzi. Qualche volto nuovo (per esempio Barbara Comerio), qualche sostenitore di Borgo (come Giorgia Baila) e anche qualcuno che viene da altre esperienze politiche. Come Tiziano Fracchia, già Fratelli d’Italia fino all’anno scorso, poi fuori dal centrodestra ufficiale (deluso dal «metodo padronale» e dal nepotismo del partito, nello scenario gallaratese).
Ovviamente Grande Nord parte dai temi nazionali. «La Lega secondo noi si è buttata su un progetto nazionale e non difende il Nord, Grande Nord nasce invece per difendere esclusivamente gli interessi del Nord» dice Borgo. «Un manipoli di uomini che agiscono solo per il loro territorio. Stufi del sistema dei partiti, ma non dalla politica. «Perché i partiti stanno dimostrando ancora una volta la loro incapacità e fanno danni al Nord. Producono una legge elettorale che fa schifo e intanto allungano ancora una volta 300milioni di euro per Alitalia».
Il modello di riferimento rimane «il sistema federale come quello della Svizzera», per questo Grande Nord non può che convergere sul Sì al referendum del prossimo 22 ottobre. «Serve un sistema che garantisca una ripartizione delle risorse tra Comune, Regione e Stato nazionale, mentre oggi da Roma arrivano solo le briciole, pure passando attraverso i bandi». Altro parole d’ordine sono «meritocrazia al posto della lottizzazione» ed «Europa», «diversa» da quella attuale ma comunque imprescindibile, «non come dice Salvini».
L’idea non è nuovissima, riuscirà il nuovo Movimento in quel che la Lega Nord proponeva negli anni Novanta, ha accarezzato come un sogno negli anni Duemila, ha accantonato nella nuova decade? Nel frattempo la competizione si ripropone anche a livello locale. Grande Nord vuole risorse in più per i Comuni, per un rinnovato ruolo, «mentre oggi i soldi sono talmente pochi che per amministrare una città sembrano bastare anche solo i dirigenti». La frase è una provocazione, perché in realtà Borgo e Fracchia criticano anche l’attuale amministrazione Lega-Forza Italia, invitano il sindaco Cassani ad «alzare il tiro nell’amministrazione immaginando un futuro per la città». E dialogando anche a muso duro con gli altri enti, come FS o Sea. «Il dialogo deve essere vero. Che senso ha invitare il presidente di Sea Modiano, se poi accetti supinamente e ti metti a disposizione? Non è il consigliere in Cda che fa la differenza, l’abbiamo visto con Mario Aspesi nel Cda dell’era Pisapia. Quel che conta è il presidente, se c’è un legame con il territorio, come avvenne nel caso di Fossa. Nel 2001, quando ero assessore provinciale al lavoro, affrontammo insieme la crisi Twa. Si deve chiedere un ritorno per il territorio. Come quando Bonomi stanziò – per fare un esempio – 500mila euro per insegnare l’inglese nelle elementari nei Comuni del Cuv. A Sea si devono chiedere cose concrete».
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