“Abbiamo spento l’incendio con l’adrenalina”
Ha coordinato i suoi uomini immerso nel bosco del Parco del Campo dei Fiori dall’alba al calare del sole. Alberto Gaggioni, 57 anni, è il simbolo dei volontari dell’anticendio boschivo
Ha coordinato i suoi uomini e le sue donne per 10 giorni, immerso nel bosco del Parco del Campo dei Fiori per intere giornate, dall’alba al calare del sole. Alberto Gaggioni, 57 anni, è coordinatore dell’intergruppo della Protezione Civile Valtinella che coinvolge i comuni di Barasso, Casciago, Comerio e Luvinate.
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Nei giorni dell’incendio è stato il simbolo dei volontari dell’anticendio boschivo, al lavoro dal momento dello scoppio del primo focolaio fino a bonifica ultimata. Lui e i suoi uomini, quando tornavano a notte già calata al campo base, facevano fatica addirittura a stare in piedi per i chilometri percorsi nel bosco, al lavoro con vanghe e soffiatori per cercare di arginare il fronte del fuoco che avanzava in vari punti, anche distanti tra loro.
«Nei primi due giorni siamo stati nella parte alta, dove è partito il fuoco – spiega Gaggioni, geometra nella vita di tutti i giorni, in Protezione Civile da 20 anni -. Poi ci siamo spostati verso Velate, il Poggio, la Zambella, le Resinose, nei comuni di Luvinate e Barasso in particolare. Abbiamo bonificato a terra, spegnendo focolai, lavorando sul terreno caldo. L’”apocalisse” c’è stata venerdì sera, il primo giorno pesante con il peggioramento notturno, il vento, la tensione. Anche sabato è stata dura, abbiamo lavorato tutto il giorno per cercare di spegnere i fronti che nascevano, creando linee tagliafuoco. Abbiamo corso da un punto all’altro, inseguendo il fuoco, dalle 6.30 di mattina fino a tarda sera: ho calcolato di aver fatto circa 15 chilometri al giorno nel bosco in quei giorni, sabato abbiamo fatto almeno sei volte il percorso Velate/Poggio. Ormai potrei girarlo ad occhi chiusi, lo conosco valletta per valletta…».
«Non avevo mai visto nulla del genere, nemmeno nelle operazioni in Liguria. È stato lungo, complicato: quando sembrava spento, ripartiva dal sottobosco dalle foglie, dai ricci, portato dal vento – spiega ancora il “capo” del gruppo Valtinella -. È stata senza dubbio l’esperienza più tosta che mi sia capitata. Per alcuni dei miei uomini è stato un vero e proprio battesimo del fuoco, hanno messo in campo quello che fino ad allora era solo teoria. Da questa esperienza mi rimangono tante sensazioni, tanti volti stanchi e provati, ma uniti. La collaborazione è stata massima, la partecipazione intensa: mai un mugugno, mai una contestazione. Del gruppo Valtinella eravamo una decina, mercoledì 1 novembre ho guidato circa 40 volontari di vari gruppi, dal Parco del Ticino alle Groane, Pavia, Varese. Siamo stati messi alla prova su tutto, a 360 gradi».
Dai giorni dell’incendio si guarda la montagna con occhi diversi: «Prima il Campo dei Fiori lo consideravo come un qualcosa di scontato, ora non è più così – spiega Gaggioni – Lo chiamo montagna, cosa che non avevo mai fatto prima, lo rispetto e lo temo. Tra le cose che mi hanno stupito di più c’è la potenza dell’adrenalina: andavamo a letto sfatti, ma ci alzavamo senza problemi, senza acciacchi e con energia intatte. Poi c’è l’aspetto della solidarietà e della vicinanza della gente, molto gratificante, come il fatto che in molti si siano accorti dell’importanza della Protezione Civile: in 3/4 ci hanno chiesto come entrare nel gruppo, finalmente».
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