Daria Bignardi e il nuovo romanzo Storia della mia ansia

L'amore, la malattia, le relazioni, sono gli ingredienti del nuovo libro, Storia della mia ansia, di Daria Bignardi

Generico 2018

L’amore, la malattia, le relazioni, sono gli ingredienti del nuovo libro, Storia della mia ansia, di Daria Bignardi. L’autrice sa dosare con cura gli ingredienti e lo racconta in una bella intervista uscita due settimana fa su Vanity Fair.

Dopo 40 mesi trascorsi a scrivere, cancellare e aggiungere, messo in soffitta un altro compleanno, il 57esimo, proprio oggi, la ferrarese Bignardi – «vengo da una città lenta, struggente, metafisica» – può osservare il canarino giallo sulla copertina della sua sesta opera, Storia della mia ansia: «Per me è il mio libro più importante», dice, con l’eccitazione vigile di chi è appena uscito da una gabbia. Mentre scriveva dell’ansia «e di come condiziona una storia d’amore, disperato come sono certi amori quando uno ama di più, o almeno sente e soffre di più», le sono accadute molte cose. «Alcune le ho usate per il romanzo, altre no. Il cervello degli scrittori è come una rete da pesca. Ci rimane impigliato quel che hanno vissuto ma anche quel che hanno letto, ascoltato, rubato. Non racconti mai nulla a uno scrittore».

Il libro, uscito il 20 febbraio, ha alcuni passaggi che ricordano Santa degli impossibili. Lea, la protagonista del nuovo romanzo, vive a Milano e come Mila ha tre figli. Ama camminare e negli incontri trova energia e coraggio per affrontare il cambiamento.

La malattia, un tumore al seno, arriva all’improvviso e apre a una nuova vita. C’è tanto di autobiografico e dalle prime pagine la Bignardi svela come sarà il racconto: “senza pelle le emozioni si sentono di più e la mia ansia era la benzina per tutto: scrivere e vivere. Quando viene un tumore si è costretti a farsi un esame di coscienza”.

Le relazioni sono il cuore del libro, insieme con l’analisi di ciò che sta vivendo la protagonista nel corpo e nell’anima. Relazioni fatte di legami profondi, ma anche di momenti lievi che irrompono portando freschezza alla storia.

I libri, la scrittura sono altri protagonisti della storia e Daria Bignardi non abusa nelle citazioni, ma in alcuni passaggi se ne serve per indicare sensazioni ed emozioni. Come quando riprende Rainer Rielke “Le nostre paure sono draghi a guardia dei nostri più profondi tesori”, e mi chiedo quale sia la mia paura più grande. Mi rispondo che non è la malattia, né la morte, ma è la paura di perdere l’amore”.

Il tumore ti logora, ti mette davanti a domande profonde e la Bignardi non si risparmia nel raccontare cosa si possa provare. “Ho scoperto di essere debole a quarantanove anni. Altro che guerriera, sono una vigliacca. Non voglio soffrire, non voglio combattere”. Di fronte ai dubbi, all’ansia, ai momenti quasi di disperazione fa capolino anche una consapevolezza che restituisce il senso alla propria condizione. “La chemioterapia fa schifo, ma è la sola cosa che forse ti può aiutare. Nonostante ogni evidenza – bambini che muoiono, incidenti assurdi, fame, guerre, malattie – non riusciamo ad accettare l’insensatezza del male. Forse non possiamo perché se fossimo sempre consapevoli di quel che di terribile e ingiusto capita in ogni istante nel mondo impazziremmo”.

In ogni caso la malattia nel racconto della Bignardi costringe Lea a fare in conti con lei in ogni momento ed esalta l’ansia che l’ha sempre accompagnata nella vita. Il male è uno degli attori protagonisti e per un periodo diventa centrale anche nelle relazioni più intense. “Chi ti ama veramente non ti amerà di più se ti ammali o ti succede qualcosa. Ti amerà come prima, come sa amare, e forse è giusto così”.

Marco Giovannelli
marco@varesenews.it

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Pubblicato il 21 Febbraio 2018
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Commenti

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  1. Caleidoscopio BZ
    Scritto da Caleidoscopio BZ

    Se avete piacere di ascoltarne un breve brano…
    https://youtu.be/rOVBj_y-pqY

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